da sinistra Marte, Venulejo, De Lorenzo
Tra un paio di anni la nuova Ss 106 sarebbe potuta essere percorribile, invece, ancora oggi si parla di Cipe, Corte dei Conti, raddoppio del vecchio tracciato, con i cantieri promessi ma mai aperti. Il sindacato chiede chiarezza sul dietrofront ministeriale in merito al progetto della nuova Ss 106, il terzo megalotto da Sibari a Roseto Capo Spulico, peraltro già approvato dal Cipe ad agosto scorso ed ora ritirato da Del Rio dopo il veto posto dalla Corte dei Conti. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil promettono battaglia nelle piazze annunciando un sit-in davanti alla Prefettura di Cosenza per ottenere un incontro al Ministero.
Alla conferenza stampa di stamattina (sabato), organizzata presso la Camera del Lavoro di Trebisacce, c’erano anche numerosi lavoratori. Infatti è proprio sulla questione lavoro che i sindacati pongono l’accento parlando di vero e proprio scippo per un territorio che sta morendo di fame. L’opera, che secondo il progetto costa più di 1,2 miliardi di euro, sembra essersi impantanata in una palude misteriosa contornata da un balletto di responsabilità che fotografa da una parte l’eterna non-considerazione che il governo centrale ha avuto e ha del Meridione e dall’altra, purtroppo, l’inconsistenza della locale classe politica che, lontana dal proprio orticello, sembra non avere nessuna voce in capitolo.
«Se non aprono i cantieri bloccheremo la Calabria», promette con coraggio Giuseppe De Lorenzo, segretario Fillea Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno, nonostante la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di queste proteste plateali dopo il fallimento di quella per l’ospedale di Trebisacce. Lavoro, sicurezza e logistica sono i tre capisaldi che – secondo il sindaco unitario per le costruzioni – devono spingere il governo a non abbandonare il progetto della nuova Ss 106. Sicurezza: presentare un tracciato più affidabile e moderno. Logistica: per permettere alla Calabria di aprirsi al resto d’Italia. E soprattutto (e ovviamente, vista la natura sindacale) lavoro: per offrire una boccata d’ossigeno alla classe operaia.
«Per noi il progetto va bene così – ha commentato sicuro Mauro Venulejo, segretario generale Calabria della Filca Cisl -. L’opera è già finanziata e bisogna aprire i cantieri. Ripartire con la discussione su eventuali modifiche al tracciato significherebbe allungare i tempi in maniera esponenziale». Venulejo ha immaginato quella per la nuova Ss 106 come la “battaglia delle battaglie” con la gente comune, le istituzioni e i lavoratori che ritrovano le giuste motivazioni per «infuocare le piazze» riconquistando così i diritti negati alla sicurezza, al lavoro e alla mobilità rappresentati dal “Terzo Megalotto”.
La realtà però è un’altra. E tutta questa unione non si vede affatto con gli attori in campo divisi tra loro: sindaci, cittadini, comitati, istituzioni. Il progetto ha svolto il suo iter di approvazioni tra mille difficoltà e correzioni, presentandosi sui tavoli ministeriali non certo a furor di popolo ma con grosse lacune dovute all’impatto ambientale e, inutile negarlo, ai costi esagerati (circa 40 milioni di euro per ognuno dei 38 chilometri). Alla luce di ciò, Bruno Marte, segretario generale Calabria di Feneal Uil, che sull’attuale progetto non si è mostrato poi cosi sicuro definendolo «perfettibile», invoca i consigli comunali aperti (in quei comuni interessati al passaggio della strada) per ascoltare una volta per tutte in maniera ufficiale i pareri dei cittadini su questa grande opera, che si presenterebbe come il cantiere più grande dell’intero Mezzogiorno.
Questa impasse in cui si è caduti dopo la recente bocciatura del progetto, con le ragioni che tutti cercano e che tanti sanno ma non vogliono dire, non è certo mitigata dalla regione Calabria con il suo governatore Oliverio che se da una parte viene tirato per la giacca da tanti spronandolo a chiedere spiegazioni a Roma, dall’altra non riesce a battere i pugni sul tavolo di quegli esponenti politici del suo stesso partito. «Ma Oliverio deve capire – tuona Marte – che gli interessi del popolo vengono prima di quelli del partito. In Calabria non c’è nulla che testimoni l’interesse del governo verso questa terra».
E se il progetto – si chiede qualcuno – fosse stato stoppato adesso per ripromettere l’opera a ridosso delle prossime elezioni Politiche, continuando a sfruttare la Calabria soltanto come bacino elettorale? «Se davvero ci trovassimo di fronte ad una simile situazione – commenta De Lorenzo – allora a governarci non ci sarebbero politici ma sadici. E comunque – conclude – sono convinto che i cittadini non ci cascheranno più».
Vincenzo La Camera