Dopo aver lasciato la Ss 106 all’altezza dello Scalo di Rossano si sale su nel centro storico bizantino della città del Codex, alla ricerca di questo storico evangelario salito agli onori della cronaca nazionale dal 2015, anno in cui l’Unesco ha deciso di incoronarlo come patrimonio dell’umanità. Pare ce ne siano sette in tutto il Mondo. Vangeli a colori e illustrati, come si direbbe oggi, ma che per l’epoca rappresentavano un unicum. Il Codex Purpureus Rossanensis (purpureus per il colore rossastro delle sue pagine) ha origini greche e sarebbe stato scritto nel VI secolo d.C., probabilmente da alcuni monaci, prima di giungere a Rossano dalla Siria passando per Costantinopoli, per mano forse di qualche religioso in fuga dall’invasione araba.
Un patrimonio su cui Rossano sta provando a costruire un progetto di marketing territoriale come volano per l’intera città. Ma la strada è ancora lunga. Giunti nel centro storico si procede un po’ alla vecchia e affascinante maniera di chiedere alla gente del posto come raggiungere il luogo desiderato. Passiamo davanti alla cattedrale dell’XI secolo dedicata alla protettrice della città Maria Santissima Achiropita, la visiteremo dopo. A pochi metri, scendendo dalla chiesa, c’è l’ingresso del museo diocesano dove è custodito il Codex assieme ad altre testimonianze sacre, come le statue dell’Achiropita e del patrono San Nilo. Il museo è interattivo e i touch screen collocati nelle varie stanze accompagnano il visitatore con le dovute informazioni.
La guida ci conduce alla stanza del Codex, dove l’evangelario di Matteo e Marco è custodito in una teca, dopo il certosino restauro avvenuto presso l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma. Di tanto in tanto viene girata una pagina per evitare che il manoscritto possa irrigidirsi. Nel frattempo però le pagine di porpora illustrate si possono sfogliare sullo schermo touch screen, scoprendo la vita di Gesù Cristo attraverso magnifiche rappresentazioni. Data la vicinanza della Santa Pasqua, ci soffermiamo sull’ingresso a Gerusalemme, sulla lavanda dei piedi, sull’ultima cena. C’è anche la risurrezione di Lazzaro. Un codice di 188 pagine ritrovato nel 1879 nella sacrestia della cattedrale, impolverato e sfilacciato e oggi simbolo di una città che si interroga su come valorizzarlo a pieno. Prima di lasciare il centro storico, varchiamo il portone della bellissima cattedrale in stile bizantino. E’ deserta. Il progetto di “Rossano, città del Codex” è ancora in embrione. Ma la città bizantina una cosa la insegna: per far fronte alla crisi, allo spopolamento, i paesi, grandi e piccoli della Calabria, devono, come ultima carta, giocarsi quella del turismo di qualità, puntando ognuno su un attrattore su cui costruire un processo culturale ed economico.
Vincenzo La Camera