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Il PD di Castrovillari perde i pezzi. «Doveva essere il partito di tutti, ma è diventato un partito padronale»

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Nella foto, una manifestazione del Pd a Castrovillari

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Caro Antonello (Antonello Pompilio, ndr), Segretario del Circolo PD di Castrovillari e per il tuo cortese tramite ai componenti  del direttivo e a tutti gli iscritti.

Con questa lettera lascio il Partito Democratico.

Non è facile scriverla, ma oggi, a distanza di non pochi anni di intensa militanza, devo constatare che quel grande progetto di partito “ nuovo “ e partecipato ha assunto i connotati di partito dell’establishment, delle banche e dei comitati familiari e d’affari nelle postazioni di vertice dell’amministrazione pubblica, con il sacrificio più totale, in una società già avvilita ed esasperata, degli interessi e delle condizioni di vita dei giovani, degli anziani, dei lavoratori, delle famiglie, dei più poveri e bisognosi.  Sono stato tra i fondatori del Circolo di Castrovillari, semplice iscritto, componente del direttivo, già vice segretario del Pd di Castrovillari in un tempo ormai lontano e più recentemente candidato  alla convenzione provinciale e all’assemblea nazionale in occasione delle ultime primarie, per la lista “ Noi con Emiliano “.

Referente del Comitato cittadino per il no alla riforma costituzionale del referendum del 4 dicembre, questa vicenda ha segnato il limite di un malessere sopportato da troppo tempo, alimentato da fatti ed atti politici precisi che riguardano soprattutto la politica nazionale: il patto del Nazareno,  il governo di Letta abbattuto con un hashtag, il governo con la destra, i franchi tiratori che hanno impallinato uno dei padri fondatori del Partito, le politiche del lavoro riassunte nel jobs act,  le modifiche alla nostra Carta Costituzione, con una legge fatta male e una campagna elettorale fatta peggio, il disastro della legge elettorale abbattuta con sentenza della Corte Costituzionale.

Se mi guardo indietro, vedo, nel mio piccolo e nell’ambito del Circolo di Castrovillari – soprattuto nei suoi primi anni che hanno consentito di preparare e conseguire la vittoria alle elezioni amministrative dopo dieci anni di governo del centro-destra – tanta fatica, lavoro, molte riunioni, documenti, discussioni, campagne elettorali, incluse le primarie, entusiasmo, delusioni e soprattutto tante persone, amici e compagni, e grande passione. Purtroppo, il PD ha davvero cambiato verso, trasformato “geneticamente” con soggetti che nulla hanno a che vedere con la storia e la cultura di sinistra e dove si attuano scelte che dovrebbero connotare altre forze politiche ma non la nostra ( si veda da ultimo il cd decreto Minniti). Doveva essere il partito di tutti ed è diventato un partito di tipo padronale dove il dissenso viene liquidato come fronda irrilevante.

Un partito che ha fatto dell’arroganza il suo stile politico.Un partito che doveva rinnovare ed innovare, non solo come dato anagrafico quanto soprattutto del modo di fare politica, e che invece è di conservazione e di rottamazione dei contenuti. Non era questo il Partito che avevo in mente quando vi ho aderito. Credevo in un partito coeso in grado di coinvolgere i militanti nelle decisioni fondamentali e invece mi ritrovo in un partito dove la linea politica è dettata da un tweet. Non si è mai utilizzato lo strumento del referendum previsto dallo Statuto per innescare una discussione sulla visione di futuro e  sui confini delle alleanze, per discutere delle grandi riforme come ad esempio la legge elettorale e quella sul lavoro.

I circoli del PD hanno potenzialità di elaborazione politica e programmatica che non sono considerate, mentre i militanti meriterebbero molto di più che essere utilizzati solo come forza lavoro per i gazebo delle primarie e per gli stands delle feste dell’Unità. Il partito che mi è di fronte, è un partito che perde di vista il bene comune e diventa luogo dove esercitare il potere fine a sé stesso. Un partito che sottovaluta i segnali che vengono dagli elettori veri: i famosi 600 mila voti persi in una regione rossa – l’Emilia Romagna -, la grande partecipazione al referendum costituzionale, la fuga dai gazebo che pure ha visto ancora una importante partecipazione alle Primarie del 2017, ma con milioni di assenti. Questi sono voti di sinistra. È probabile che queste persone non interessino, così passando dalla rottamazione dei dirigenti alla rottamazione degli elettori. Mentre sembra interessare di più l’accordo con Berlusconi. E’ questa linea di mal sopportazione per cui sono arrivato ad assumere una decisione sofferta, ma che mi vede finalmente sereno e in pace con me stesso.

In tanti, in questi anni, silenziosamente hanno abbandonato il partito, altri lo faranno, mentre a quelli che pur soffrendo resteranno auguro di riuscire a realizzare tutto quanto il PD aveva promesso. Non so se le nostre strade si incroceranno ancora e se un giorno ci ritroveremo da qualche parte, in ogni caso non lascerò la politica. Non ci si dimette dalla passione politica. La passione c’è ancora, gli ideali e i valori resisteranno sempre. Un affettuoso saluto a tutti.

Francesco Crescente

 

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