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Castrovillari, un’anteprima nazionale apre la quinta giornata di Primavera dei Teatri

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Il quinto giorno di Primavera dei Teatri, festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea ideato e diretto da Scena Verticale, si apre con l’incontro pubblico di discussione sui sistemi teatrali regionali. A pochi giorni dall’approvazione della nuova legge regionale sul teatro Sistemiamoci!, questo il titolo dell’incontro, vedrà l’intervento d’importanti cariche pubbliche come il dirigente Mibact Donatella Ferrante, il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e rappresentati istituzionali di varie regioni tra cui Toscana, Puglia e Basilicata. Un’occasione di riflessione e confronto sulle politiche regionali a sostegno delle attività teatrali.

La programmazione serale si apre con un’anteprima nazionale: alle 19.00, nella sala consiliare, Fortebraccio Teatro presenta Il Cantico dei Cantici (nella foto). Roberto Latini affronta uno dei testi più antichi di tutte le letterature. Pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni, è un inno alla bellezza, insieme timida e reclamante, un bolero tra ascolto e relazione, astrazioni e concretezza. Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, se lo si dice senza pretesa di cercare altri significati, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo, forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano.

Alle 20.30 la prima nazionale della Compagnia Òyes al Teatro Vittoria. Io non sono un gabbiano è il titolo dell’opera ideata e diretta da Stefano Cordella. In scena Camilla Pistorello, Camilla Violante Scheller, Francesco Meola, Umberto Terruso, Dario Merlini, Dario Sansalone, Fabio Zulli, Daniele Crasti. Un giovane vuole fare di una passione la sua professione e dimostare alla comunità che lo sa fare bene. Vuole darsi un senso all’interno di un mondo che forse non era il suo ma ci si è trovato e ora deve lasciare il segno. Kostjia è ossessionato dalla necessità di trovare forme nuove, cerca disperatamente l’amore di chi non lo ama ed è disposto a distruggere chiunque provi a salvarlo dal baratro a cui ambisce. Attorno a Kostjia regna l’insoddisfazione e se “la vera felicità è desiderare quello che si ha” qui sono tutti infelici. Qualcuno prova a togliersi la morte di dosso ma un attimo dopo si stanca o si ritrova coperto di letame. C’è solo una speranza…ma quale? Dov’è? In terra o in cielo? E quale cielo poi?

Il Teatro Metastasio di Prato presenta La Cerimonia (nella foto in alto). Scritto è diretto da Oscar De Summa, in scena con Vanessa Korn, Marco Manfredi e Marina Occhionero, La Cerimonia riprende in considerazione il mito di Edipo. Edi è una ragazza normale, con una vita normale. Non fa niente di veramente sbagliato ma neanche niente che la identifichi con un primato. Non si distingue in nessuna graduatoria, sia essa declinata al bene o pericolosamente al male. Ha una vita sociale sufficiente, un buon rendimento a scuola, nessuna brutta compagnia la induce a nessuna pericolosa esperienza. Galleggia dolcemente sulla superficie della vita. Al di là della normale confusione che può avere una ragazza ancora adolescente, non si sente attratta davvero da nessuna cosa, nessuna situazione, nessun vero desiderio. La sua non è un’apatia generalizzata e generazionale che risponde al nome di capriccio, ma una vera e propria mancanza che trova la sua motivazione in un’assenza. Avere tutte le possibilità corrisponde a non averne nessuna se non vi è una regola, un limite.

Redazione

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