Ormai il sistema accoglienza in Italia è diventato una guerra di parametri, dove la figura del migrante spesso passa con estrema facilità dalla persona al semplice numero. Ieri (giovedì) avevamo dato notizia sul nostro giornale della partecipazione all’ultima manifestazione d’interesse della Prefettura di Cosenza da parte di tre cooperative intenzionate ad aprire a Trebisacce altrettanti centri di accoglienza (uno di questi da indiscrezioni era stato individuato nell’ex Liceo Scientifico, di proprietà di un privato).
Ma questa ipotesi dovrebbe essere naufragata per via della ormai famosa “clausola di salvaguardia” che consente a quei comuni che hanno già uno Sprar, come Trebisacce, di scongiurare l’apertura di centri di accoglienza. A patto però che questo Sprar (Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati politici) abbia o raggiunga in breve termine quel numero di ospiti stabiliti dai parametri ministeriali di concerto con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). In buona sostanza lo Sprar di Trebisacce, che al momento conta 30 ospiti dislocati per nuclei familiari in alcune case del centro abitato, dovrebbe raggiungere il numero di 39. Questa è la proposta che l’attuale sindaco Franco Mundo ha fatto al Prefetto che pare l’abbia accolta.
Con questa operazione verrebbe scongiurata così l’apertura di un centro di accoglienza. Qualora la Prefettura, per assurdo, decidesse di aprire comunque un centro di accoglienza di sole nove persone (per raggiungere il numero di 39 dettato dai famosi parametri), ecco che allora necessiterebbe l’autorizzazione del sindaco. In questo caso, l’attuale sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, ci ha confermato di non voler concedere nessuna autorizzazione. Stesso iter sta seguendo il sindaco del comune di Castrovillari che si trova pressoché nella medesima situazione.
Vincenzo La Camera