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Albidona. La “Danza del Falcetto” ricorda l’antica arte della mietitura

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Con il rito della Danza del Falcetto, detto anche Gioco della Lepre, si è concluso il “Progetto pilota per la valorizzazione delle varietà dei grani tradizionali dell’Alto Jonio cosentino”, promosso da Coldiretti Cosenza, con Pino Marano, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “C. Alvaro” di Trebisacce e il gruppo “L’Altra Cultura” di Albidona.

Al termine  del Falcetto, il professor Piero De Vita e lo storico Giuseppe Rizzo, riprendendo il libro dell’antropologo e storico delle religioni James George Frazer, morto nel 1941, “il ramo d’oro”, hanno spiegato il significato simbolico dell’ultimo covone; si faceva anche nella masseria Maristella di Albidona; i mietitori fingevano di sequestrare il proprietario del grano; questi, per evitare la condanna, li compensava con un montone arrostito e con una botte di vino: insomma, si simboleggiava anche la protesta contadina. Questa “sceneggiata” vuole essere anche un’azione ecologica contro gli incendi boschivi di questi giorni.

Un ruolo significativo lo ha avuto il più anziano del gruppo, Luigi Rago (82 anni), che e’ stato l’anima ed il protagonista principale delle attività’ svolte:ha seminato, ha recitato, ha ballato, ha suonato, ha raccontato le fasi dei cicli del lavoro agricolo in compagnia di due piccoli suonatori di tamburello, Salvatore Adduci (5 anni) e Gianluca Leonetti (6).

E poi i suonatori di organetto, zampogna e tamburello Michele Laino, Domenico Ferraro, Daniele e Giuseppe Adduci e altri. Gli “attori” del Falcetto sono stati: la liganda Rosa Adduci; le due giovani aiutanti vestite con il costume albidonese, Lucia Paladino e Lucrezia Rago; i mietitori Matteo Leonetti, Luigi Rago, Michele Gaudio, Leonardo e Giuseppe Rizzo, Franco Laino. I protagonisti principali del “Gioco del falcetto” sono stati don Pasquale, il riccone del paese, e suo figlio don Giuguànn, il giovane assalito dalla protesta dei mietitori: Pasquale e Giuseppe Adduci. (foto di Mario Grisolia)

Redazione

 

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