A Castrovillari parte il “Festival dei corti teatrali”
Al “Calàbbria Teatro Festival” inizia la maratona dei corti teatrali. Dal 12 al 14 ottobre, tre spettacoli a serata, a tema libero, ognuno della durata approssimativa di venti minuti. Le opere, in scena al Teatro Sybaris, saranno valutate da una giuria tecnica composta da Federico Prosperi, Diletta D’Ascia, Umberto Caraccia e Federica Grisolia, e dal pubblico in sala per un giudizio popolare. Ad inaugurare la quarta edizione del “Festival dei corti” lo spettacolo “Io non avevo mai deciso di volare”, di Pierpaolo Saraceno, interpretato da Pierpaolo Saraceno, Mariapaola Tedesco, Alessandro Lo Piccolo, con le musiche di Concetto Fruciano.
“Compà”, una grande amicizia e una chiromante. Il buio e il calore di una stanza dove un “carbonaro” svolge il proprio lavoro e uno spiraglio di luce che entra dalla prua della nave. Il corto teatrale, portato in scena dalla compagnia “Onirika del Sud”, è la storia dell’emigrazione degli anni’40 fatta di disperazione e nostalgia, solitudine, voglia di riscatto e ricerca di una condizione migliore. Un viaggio oltreoceano, da Palermo a Buenos Aires, per un pezzo di pane. Un uomo che si stacca dalla sua terra per andare a lavorare nelle campagne argentine. A condividere con lui ricordi, pentimenti e parole di conforto, un altro uomo che per sbaglio entra in quel luogo buio. Sulla scena pochi elementi, il tavolino con le carte della chiromante e i due protagonisti, Ciccio e Salvatore, impegnati in un dialogo serrato, ironico e drammatico allo stesso tempo. Le musiche scandiscono un continuo movimento. E tutto è dinamico. A fare da cornice il breve monologo della chiromante. Nella pièce emerge l’attualità di un dibattito sempre aperto, la condizione dei migranti. Alla disperazione si contrappone la voglia di riscatto e la speranza di tornare. Perché la terra madre è lì, a braccia aperte, che aspetta il ritorno dei propri figli. Ma, a volte, tornare non è possibile, perché quella nave non sempre porta con sé il sogno di una nuova vita.
Piscik
Lo spettacolo “Piscik”, di e con Luca Oldani, è ispirato all’ultimo lavoro teatrale del drammaturgo russo, A. Cechov, dal titolo “Il Giardino dei Ciliegi”. Pensato sulla figura di Simeonov Piscik, è la storia di un personaggio inetto, comico e malinconico, guidato costantemente dagli impulsi dettati da soldi e amore. L’inettitudine come condizione inconsapevole. Un uomo che cerca di piacere ma senza piacersi, che “crede solo nei quattrini” ma anche nell’amore. Che cerca di ribellarsi ma rimane schiacciato dalla sua stessa voglia di ribellione. La musica da sottofondo a sottolineare quella duplice realtà che oscilla tra poesia e malinconia, dove i movimenti, quasi goffi e grotteschi, sembrano voler raggiungere l’inaspettato, con quella scala che poi entra sulla scena, e la speranza che qualcosa possa sempre succedere. Lo spettacolo è una intima riflessione sulla convenzionalità della vita, la ricerca di un cambiamento che quando non arriva scivola nel sistema della contraddizione e della relatività. Una tragedia che descrive la decadenza ma con tratti comici. Il “Giardino” diventa così, protagonista dell’opera dal forte valore simbolico. La sua bellezza diventa un non-luogo fatiscente ai bordi del mondo dove la follia sembra l’unica via d’uscita verso la libertà. Il testo, pensato e realizzato come un corto dall’attore-regista della compagnia pisana “La Ribalta Teatro”, è la trascrizione dei sentimenti di inadeguatezza, attaccamento all’amore e al denaro, che spesso caratterizzano la condizione dell’uomo moderno.
Decisamente single
Il corto teatrale, con il testo e la regia di Francesco Chianese, è una dichiarazione all’amore. Una donna che cerca l’uomo della sua vita tra aspettative e delusioni. Si piace e vuole piacere a tutti i costi. Ciò che le manca è la pazienza, in una società convenzionale. Sul palco Alessandra Bonamonte, dell’associazione culturale Ettore Petrolini.
Il tempo che passa, un amore che tarda ad arrivare, l’eterna attesa. Sara, alle soglie degli “anta”, quelli in cui bisogna accasarsi altrimenti si resta “zitelle”, e pure acide, alla ricerca dell’uomo della sua vita. Poi, le aspettative e le delusioni. Un amore idealizzato, da conquistare anche a costo di non essere se stessa. Ma forse, ancor di più, la voglia di essere conquistate. Sara ama l’amore, crede che non bisogna farsi trovare impreparate quando arriva. Proprio come per il Natale. E’ ancora settembre ma già pensa ad albero e regali. Presenti sulla scena anche un tavolo e un divano. La protagonista cerca l’amore, vede nei piccoli gesti grandi segnali, ma poi i suoi castelli di sabbia crollano. Nessuna dichiarazione. E meno male che ora non si usa più il termine “zitella”… ma single. Un termine quasi edulcorato, ma poco consolatorio. E proprio quando la pazienza manca e si smette di cercarlo, l’amore potrebbe bussare alla porta…
Federica Grisolia