E’ un nuovo parente stretto degli scoiattoli comuni europei, scoperto in Calabria e Basilicata e potrebbe essere già a rischio estinzione. Si è tenuto a San Severino Lucano, nella sala del centro parrocchiale, un incontro sullo scoiattolo nero o meridionale, organizzato dalle associazioni “Gruppo Lupi” e “Viaggiare nel Pollino”. A relazionare, la guida del Parco, Giuseppe Cosenza, che ha illustrato il senso di questa scoperta per la biodiversità del territorio. Lo scoiattolo meridionale (il nome scientifico è Sciurus meridionalis), di colore nero con ventre bianco, è quindi diverso da quello europeo detto scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) per la colorazione che può variare dal rosso-arancione al bruno scuro ed è presente in tutto il resto d’Italia, ad eccezione di Sicilia e Sardegna. La scoperta sta proprio in questo: non far più riferimento ad una sottospecie dello scoiattolo rosso, ma ad una specie vera e propria conosciuta con il termine dialettale “zaccaredda”, endemica del Sud d’Italia.
Nel suo intervento, Giuseppe Cosenza ha illustrato il significato del concetto di specie in relazione ai fattori dell’isolamento riproduttivo delle popolazioni. Si è, poi, passati alla considerazione delle nuove metodologie di ricerca, come l’analisi del dna mitocondriale, che apre nuove prospettive sull’evoluzione delle specie, la loro distribuzione nel passato e la relazione tra specie poste in aree geografiche diverse. Una parte della relazione si è, inoltre, concentrata sulle specie alloctone, come lo scoiattolo grigio e lo scoiattolo variabile che, essendo competitori alimentari, possono minacciare gli habitat degli scoiattoli autoctoni, Sciurus vulgaris e Sciurus meridionalis.
«Il rapporto tra ricerca scientifica e società civile – ha dichiarato il presidente del “Gruppo Lupi”, Saverio De Marco – dovrebbe essere sempre collaborativo, ma a volte c’è la tendenza a snobbare il contributo che potrebbero dare le guide e le associazioni escursionistiche. Il sapere non può essere considerato come proprietà esclusiva di una parte sola e non dovrebbe restare chiuso nelle aule universitarie».
Federica Grisolia