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Trebisacce, cardiologia chiude battenti. Da Oriolo a Rossano per un posto letto. Alto Jonio dimenticato

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Mentre i rappresentanti politici dell’Alto Jonio continuano da mesi a “sedersi attorno a un tavolo” per cercare di fronteggiare la decisione ormai presa che riguarda il drastico ridimensionamento dell’Ospedale di Trebisacce, continuiamo a registrare le denunce di tanti cittadini che dovendo ricorrere alle cure mediche si trovano puntualmente a vivere disagi che non meritano.

L’ultimo caso riguarda uno stimato professore (in pensione) di Oriolo, il quale, pur di restare in Calabria (avrebbe fatto molto prima a recarsi presso l’ospedale di Policoro) ha dovuto sobbarcarsi un viaggio sino all’ospedale di Rossano per essere ricoverato a causa di una “aritmia sopraventricolare”. Infatti presso l’ex ospedale di Trebisacce il reparto di Cardiologia-Utic ormai è solo un ricordo.

L'ormai ex ospedale di Trebisacce

Il professore, S.G. di 64 anni, dopo aver accusato i primi disturbi venerdì mattina (battiti del cuore accelerati e malessere allo stomaco) e dopo essere stato visitato dal suo medico curante, dietro indicazione di costui si è recato, accompagnato in macchina dalla moglie, presso il Punto Primo Intervento di Trebisacce per un elettrocardiogramma.

«Qui abbiamo trovato persone squisite – racconta la signora. Però non pensavamo ci fosse bisogno del ricovero». Ma nel momento in cui dai risultati emersi il medico ha deciso per il trasferimento all’ospedale di Rossano, con l’ambulanza del 118, la preoccupazione sia del paziente che della sua signora è notevolmente aumentata. Perché nonostante la professionalità riscontrata presso il PPI di Trebisacce, per raggiungere Rossano si impiega quasi un’ora e le complicazioni possono sempre essere dietro l’angolo.

Oriolo

La situazione adesso è sottocontrollo. Il professore è ricoverato in terapia intensiva al “Giannettasio” di Rossano e sottoposto ai controlli del caso. Ma si leva alta la denuncia della moglie. «Per rendersi conto di quello che sta succedendo ci deve scappare per forza il morto? Sono inammissibili tutte queste lungaggini e queste decine e decine di chilometri per riuscire a trovare l’assistenza necessaria. Se avessimo percepito prima la gravità della situazione ci saremmo recati direttamente a Policoro». In questo caso con ulteriori spese per la Regione Calabria. «Ma se la Regione non viene incontro ai cittadini, perché dovrebbe avvenire il contrario?», dicono in tanti da queste parti. Un vasto territorio come l’Alto Jonio cosentino è rimasto praticamente scoperto: dalla Sanità ai Trasporti. Tant’è vero che, dopo le prime cure ricevute presso il nosocomio rossanese, il paziente di Oriolo ha già deciso di trasferirsi fuori regione, a Roma, per accertamenti più approfonditi. Abbandonando, come hanno fatto e continuano a fare in tanti, la sanità calabrese, ridottasi ormai ad una roulette russa.

Vincenzo La Camera

 

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