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«Il denaro sta rovinando i nostri campionati». Presidente dell’Amendolara invita le società a cambiare rotta

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Quale futuro per le piccole società di calcio del comprensorio? La preoccupazione per una situazione che rischia di implodere è manifestata dal presidente dell’Associazione Calcistica Amendolara, Angelo Soldato. Il giovane imprenditore, patron della locale squadra di calcio da tre anni, vanta il salto di graduatoria dalla 2^ alla 1^ categoria, e la salvezza conquistata l’anno scorso, evento storico nel palmares dei giallorossi. La squadra ora naviga nei bassifondi della classifica. Ma il presidente Soldato lamenta un dispiacere che va al di là dell’aspetto squisitamente tecnico. «Ho l’impressione che la situazione stia sfuggendo di mano a tante piccole società come la nostra. Mi sono avvicinato a questo mondo grazie alla mia passione per il calcio che mi porto dietro da bambino – commenta Soldato. Chissà cosa avrei dato per poter giocare nella squadra del mio paese. Ma oggi le cose sono cambiate, purtroppo. Anche nei nostri campionati il dio denaro ha preso il sopravvento».

Tanti ragazzi pretendono cifre elevate per giocare in queste categorie minori. In questo modo il sistema rischia di collassare, in quanto tanti piccoli e medi imprenditori, che sino ad oggi hanno investito nelle squadre dei loro paesi, potrebbero presto farsi da parte, mettendo fine loro malgrado ad un’occasione di ritrovo e crescita sociale per tanti ragazzi. La pochissima gente presente sugli spalti dei campi testimonia come necessita urgentemente un’inversione di rotta. Così come si presenta oggi, il calcio locale ormai appassiona davvero poche persone. Calciatori dilettanti che propongono cifre esorbitanti per categorie minori (anche 600-800 euro al mese), mettendo in seria difficoltà le piccole casse di una società che si trova costretta il più delle volte a rinunciare alle prestazioni di quel calciatore che trova le porte aperte di un’altra società pronta a soddisfare le sue richieste. «In questo modo rischiamo di innescare la classica guerra tra poveri – lamenta dispiaciuto Soldato (nella foto) – facendo lievitare al contempo gli stipendi (ormai considerati davvero tali, ndc) dei calciatori».

Sino ad una quindicina di anni fa per queste categorie, dalla 3^ alla 1^, si parlava al massimo di rimborso spese per i calciatori che arrivavano da fuori paese. Mentre per i locali era sufficiente e molto gradito, il classico kit con scarpette, tuta e borsone, condito da qualche cena in compagnia e da qualche premio partita per i match più importanti. «Dobbiamo riscoprire il gusto di giocare per divertirci – dice il presidente dell’Amendolara -. Soltanto così potremo rivedere le famiglie sulle gradinate dei nostri campi sportivi. Un giovane non può pensare di mantenersi o mantenere la propria famiglia giocando a calcio in queste categorie minori». La proposta, o meglio la provocazione, del presidente dell’Amendolara, Angelo Soldato, è quella di tornare a giocare gratis, «rispolverando quell’attaccamento alla maglia e quindi al proprio paese». Soldato – che punta alla realizzazione di un settore giovanile, supportato da un ormai non più rimandabile campetto da calcio a 5 alla Marina, sogna un’Amendolara dove a giocare siano tutti ragazzi del paese. «Amendolara – ricorda – è uno dei pochi comuni del comprensorio ad aver sfornato tanti ottimi giocatori che oggi sono sparsi quà e là. Sarebbe bello vederli indossare tutti la maglia giallorossa per portare l’Amendolara ancora più in alto».

Vincenzo La Camera

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GIUSEPPE PAGANO
GIUSEPPE PAGANO
5 anni fa

Difficilmente la proposta del presidente dell’Amendolara troverà accoglimento alcuno.Il calcio non è più uno sport e gli ingaggi dei calciatori lo dimostrano.Non è possibile guadagnare milioni e milioni di euro tirando calci ad un pallone.Il giocattolo prima o poi si romperà.Ecco perchè, occorre che il Parlamento metta mano al problema con leggi che intervengano a regolare questo mondo,oramai fuori controllo.Perchè il calcio è il principale sport nazionale e tale deve rimanere.Perchè il calcio non deve essere solo e semplicemente una fabbrica di soldi.