(Corsivo) – Tra meno di una settimana, in silenzio e dentro un quadro normativo che più mani hanno contribuito a disegnare negli anni, questo governo varerà l’autonomia differenziata. Un quadro su richiesta, poco ispirato, disegnato negli anni e incorniciato con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, approvata dal Parlamento e successivamente da un passaggio referendario che vide pochissimi elettori recarsi nei seggi. Diciotto anni dopo, questo nuovo assetto del sistema delle autonomie territoriali è ben maturo? Affinato? Ricco di pregi per tutti? Lo capiremo a breve, va solo servito. Lo degusteranno per il momento solo alcune regioni del Nord, che vede come capofila il governatore del Veneto, Zaia. E’ una colpa? Moralmente e politicamente sì. Così facendo si scardineranno le porte di una solidarietà politica ed economica che nel bene e nel male è riuscita a tenere vivo e unito un Paese. La domanda, poi, che sorge spontanea è la seguente: perché le regioni del Sud si sono sfilate? Beh… si potrebbe rispondere con migliaia di scritti sulla storia del Meridione, ragioni economiche e sociali, ma anche per l’amore, mi piace pensare, che si ha per la Repubblica, una e indivisibile.
Oggi siamo di fronte ad un bivio: stare a guardare o reagire non solo twittando, ma nelle piazze, sui luoghi di lavoro, dagli emicicli dei governi regionali, nelle sale dei consigli comunali. Reagire partendo dalla nostra storia millenaria, dalle nostre intelligenze, dalla consapevolezza che anche nei nostri mari, nelle nostre terre, nelle nostre pianure, nelle nostre montagne sono state tracciate le fondamenta della storia civile e democratica dell’Occidente. Alziamoci! Dimostriamo di saper costruire gli ospedali, le scuole, di saper scrivere pagine di progresso. Mostriamoci vivi, uniti, alziamo la testa e gli occhi al cielo, prendiamoci per mano e iniziamo il cammino, se non vogliamo diventare semplici “province” di altri.
Vincenzo Diego, vicesindaco di Oriolo