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Amendolara e l’emigrazione in Argentina. Sul filo della memoria presentato libro di Gerundino

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Nuovi passi lungo la strada della memoria tra Amendolara e l’Argentina. E’ stato presentato nella centralissima piazza Fanfani ad Amendolara Marina l’ultimo libro di Antonio Gerundino ‘A ‘Merica – L’Emigrazione in Argentina, il quinto volume della collana Amendolara. Un meticoloso lavoro di ricerca ha condotto Gerundino alla stesura di questo volume ricco di nomi, storie e curiosità legate al fenomeno dell’Emigrazione che ha visto Amendolara in prima linea sia alla fine dell’800 che nel secondo dopoguerra. Presenti alla serata (nella foto) in qualità di relatori: il professor Giuseppe Trebisacce, docente di Storia della Pedagogia presso l’Università della Calabria; il professor Leonardo Rosario Alario, presidente dell’Istituto di Ricerca e di Studio di Demologia e Dialettologia di Cassano Jonio; il professor Gianni Mazzei, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico di Trebisacce; il sindaco di Amendolara, Antonello Ciminelli e l’autore stesso. Nel corso degli interventi, moderati dal giornalista e direttore di Paese24.it Vincenzo La Camera, il pubblico intervenuto ha avuto modo di ascoltare alcune testimonianze dirette di cittadini amendolaresi emigrati e poi ritornati nel luogo natìo. Come la letterina per gli auguri di Natale scritta dalla signora Anna Carmela Tucci (all’età di soli sei anni) al padre Rocco emigrato e che la stessa signora con voce commossa ha riletto in pubblico. Come la poesia in dialetto amendolarese di Rocco Tucci sulle emozioni della partenza o come la testimonianza dell’organizzazione degli amendolaresi in Argentina, nella città di Lanùs, portata da Rocco Pagano, già presidente del Circolo degli emigrati, che ancora vive oltre oceano ma con costanza ritorna ad Amendolara.

Una serata di ricordi e di nostalgia, dove ha trovato posto anche la storia, quella con la S maiuscola, nell’intervento del professor Trebisacce (che ha firmato la prefazione del libro), il quale ha tracciato in breve il percorso storico dell’emigrazione, partendo dalle fasi interregionali a quelle oltreoceano, sottolineando come spesso il ruolo dei politici sia stato “accomodante” verso questo fenomeno anche e sopratutto in virtù di un mantenimento di possibili tensioni sociali dovute alla disoccupazione. Il professor Alario, invece, ha rimarcato come oggi l’emigrazione debba assumere dei connotati per così dire “volontari” e non al limite dell’out out, come una volta, quando si era costretti ad emigrare per fuggire dall’acqua sale (tipica e povera pietanza contadina). Per ciò che concerne il lavoro di Gerundino, Alario ha lodato la sua metodologia ultrà locale. «Poichè – ha detto il professore – la Grande Storia si costruisce Municipalità per Municipalità». Presenti tra il pubblico, oltre ai tre emigrati intervenuti, anche altri tre cittadini amendolaresi che dopo diversi anni in terra argentina sono definitivamente rimpatriati, e cioè: Rocco Cataldi, Salvatore De Marco e Antonio Donato (l’ultimo amendolarese emigrato in Argentina per lavoro negli anni’ 60). Il dibattito per volontà dello stesso Gerundino si è svolto nei pressi della stazione ferroviaria, luogo simbolico e fisico delle partenze. Si consolida, così, sempre di più il legame tra Amendolara (tra l’altro gemellata con la città di Lanùs) e l’Argentina, con la consapevolezza che l’emigrazione di una volta (verso ogni parte del Mondo) si confermi sempre di più come una pietra miliare nella storia di Amendolara; ma, allo stesso tempo, possa, oggi, mediante l’impegno e il dovere morale della politica nazionale e locale, arrestarsi, per permettere alle nuove generazioni di creare sviluppo in una terra che necessità del tanto atteso salto di qualità.

Vincenzo La Camera

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