Il brand “Il Paese della Poesia” che ormai caratterizza Rocca Imperiale da ben undici anni potrebbe essere a forte rischio. Rocca Imperiale “Paese della poesia”, raduna, in estate, nel borgo dell’Alto Jonio, migliaia di poeti e aspiranti tali che affollano per diversi giorni ristoranti, alberghi e B&B del comprensorio per decantare versi, partecipare a laboratori di scrittura creativa ed assistere ad eventi culturali che hanno portato a Rocca negli anni personaggi come Michele Placido, Eugenio Bennato, la famiglia del compianto Rino Gaetano, Giancarlo Giannini, Mogol, Alessandro Quasimodo, Katia Ricciarelli, e tanti altri. Ma il riuscito esperimento di turismo culturale, messo in piedi negli anni dall’editore Giuseppe Aletti – ideatore del concorso “Il Federiciano” e del brand “Rocca Imperiale Paese della poesia” – la cui eco si è subito diffusa a macchia d’olio sui social network, ha cominciato a fare gola ad altri comuni soprattutto del Centro Nord Italia. Ed ecco che Aletti, pressoché quotidianamente, è impegnato in azioni di diffida tese a scongiurare pericolosi plagi. Però ben tre comuni, tra quelli diffidati, hanno fatto orecchie da mercante, costringendo il poeta editore Aletti a pensare di affidarsi ad una vera e propria azione legale.
«Non possiamo permetterci – commenta Aletti – di sprecare un lavoro di 11 anni dove a Rocca Imperiale abbiamo costruito un modello unico di turismo culturale che muove, ogni edizione, centinaia di migliaia di euro, offrendo una tangibile opportunità di guadagno a tanti cittadini rocchesi e non solo. Portando così una boccata di ossigeno ad un territorio economicamente in grande affanno». Qualora il “Paese della Poesia” dovesse volgarizzarsi dando a chiunque la possibilità di copiarlo, realizzando manifestazioni simili con le poesie appese ai muri, tutto l’indotto creato a Rocca Imperiale in breve tempo si sgonfierebbe, in quanto le migliaia di partecipanti all’evento si dividerebbero tra i tanti paesi della poesia nascenti.
«Ed è per questo – dichiara Aletti – che faccio appello alle due liste impegnate nella campagna elettorale, guidate da Giuseppe Ranù e Tiziana Battafarano, affinché si impegnino, da subito a tutelare Rocca Imperiale come “Paese della poesia”, unico ed inimitabile dalla concorrenza sleale di altri comuni che vogliono dirottare verso altri territori le persone che seguono Il paese della Poesia e il Festival Il Federiciano. Lo dobbiamo ai rocchesi tutti, che hanno donato un intero borgo a questo progetto e che ospitano sulle loro case le stele poetiche che continuativamente creano interesse e portano curiosi anche oltre la durata del festival Il Federiciano. Il Paese della Poesia è di tutti i rocchesi e la politica deve difenderlo da chi vuole appropriarsene».
L’appello di Giuseppe Aletti affonda le sue radici nelle origini rocchesi, spinto dall’amore per il suo territorio che lo ha portato a realizzare a Rocca Imperiale il suo ambizioso progetto. «Ma io sono abituato da sempre a pianificare e a programmare – chiarisce allo stesso tempo Aletti – e per tanto devo avvisare la popolazione di Rocca Imperiale che l’unicità del progetto e la ricaduta economica sul territorio sono a rischio. Se da Rocca Imperiale non arriveranno le necessarie garanzie, dovrò pensare, a malincuore, che “Il Paese della poesia” e il Festival “Il Federiciano” non rientrano nella pianificazione del futuro di Rocca Imperiale: un suicidio economico, di visibilità e turistico. Tutti i comuni che hanno la fortuna di avere manifestazioni culturali di valenza nazionale, – oggi il paese della poesia ospita il più importante concorso e festival di poesia in Italia – ci hanno costruito intorno un sistema per far conoscere il territorio e aumentare l’attrattività turistica. Per l’amore profondo che porto per la mia terra mi sento in dovere di avvertire per tempo, anche se temo che un giorno dovrò dire:Io vi avevo avvisati».
Vincenzo La Camera