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Titoli di studio falsi per insegnare nelle scuole. Nel cosentino il “diplomificio”

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La Procura di Cosenza ha emesso un avviso di conclusione indagine nei confronti di 25 insegnanti che avevano avuto accesso alla professione presentando titoli di studio falsi. I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri della Compagnia di Cosenza tra le province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo, Forlì-Cesena.

I titoli di studio falsi sono stati formalmente acclusi dagli indagati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’Istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno. In particolare, l’attività investigativa, condotta dai militari, si è sviluppata quale seguito della prima fase d’indagine culminata nel novembre 2017 con la notifica di altri avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 soggetti per i reati di falsità materiale ed ideologica, avendo presentato diplomi scolastici contraffatti presso Provveditorati ed Istituti comprensivi in tutta Italia.

La risonanza mediatica ottenuta dalla prima parte dell’indagine “Minerva” ha indotto i dirigenti scolastici a svolgere più approfonditi controlli sui titoli presentati dagli aspiranti insegnanti, in modo da assicurare l’imprescindibile rispetto dei requisiti minimi previsti dalla normativa vigente in materia di insegnamento.  E’ proprio da questi nuovi input che trae origine la seconda parte dell’indagine. Infatti, due dirigenti scolastici, dopo minuziosi ed accurati controlli che hanno fatto emergere la falsità dei titoli magistrali presentati presso gli istituti di competenza da 5 aspiranti insegnanti, hanno provveduto a segnalare l’anomalia direttamente ai Carabinieri di Cosenza impegnati nelle indagini. Partendo dagli elementi raccolti, si è successivamente proceduto ad effettuare, su tutto il territorio nazionale, controlli incrociati. L’intera attività si è oggi conclusa con l’emissione di 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari  che si vanno ad aggiungere ai 33 già emessi nel novembre del 2017.

Gli investigatori hanno anche individuato la stamperia dove venivano realizzati i titoli di studio ed il falsario, un 69enne di Mangone. Nella sua casa, infatti, è stato scoperto un vero e proprio “diplomificio”, una centrale del falso organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico, nonché copie cartacee di diplomi già falsificati e materiale utile alla specifica attività, permettendo così di chiudere il cerchio sul referente ultimo dei presunti insegnanti. Da quanto emerge dalle dichiarazioni da parte di una indagata, il falsario, attraverso un intermediario, avrebbe chiesto alla donna la somma di 3 mila euro in cambio del titolo falso.

Redazione

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