Albidona. Festival della zampogna per salvare i piccoli borghi
C’è voluta un bel po’ di fatica per preparare il “Secondo festival della zampogna”. Si incontrano sempre difficoltà quando non si chiedono elemosine e quando si tratta di progetti culturali che contengono anche messaggi. Il gruppo dell’Altra cultura di Albidona intendeva proporre non solo la zampogna e gli altri suoni etnici, i canti popolari e altre tradizioni che rischiano di scomparire, ma ha voluto lanciare soprattutto un appello per i piccoli paesi che “non devono morire”.
Non bisogna solo suonare, cantare, ballare e poi, scappare, per ricomparire dopo un anno. Bisogna restare sul campo. Nell’Alto Jonio stiamo andando proprio male: le spoliazioni del territorio continuano in maniera spregiudicata. Qualche sindaco parla ad alta voce, ma gli altri, o stanno con la bocca chiusa, o non decidono di lottare tutti insieme. Si dovrebbe superare l’egoistica politica dell’orticello personale.
La cultura e i giornali che fanno conoscere i problemi più scottanti del territorio cercano di svolgere la loro “funzione stimolatrice” e di denuncia. Ma un paese senza cultura e senza giornale è come una casa senza luce. La cultura popolare è la più autentica. E’ la voce che può protestare anche con un canto popolare, o con una bella suonata di zampogna. In Albidona ci siamo sforzati di fare il Secondo Festival del piccolo borgo, ma prima di far suonare la piccola “surdulìna”, abbiamo rivolto un appello per la salvaguardia dei nostri piccoli paesi a rischio. Abbiamo parlato anche degli incendi boschivi. Speriamo che gli insensati piromani capiscano che bruciare un albero secolare è un vile tradimento a Madre Natura.
Hanno suonato non solo gli amici della zampogna che sono venuti da lontano, ma anche gli anziani, i bambini e i disabili. Nei loro occhi è tornato il sorriso. Abbiamo parlato dei canti popolari, e anche di quel prezioso quaderno manoscritto che abbiamo rinvenuto tra vecchi libri della “Biblioteca Torre di Albidona: ci sono 82 canzoni, raccolte da una ignota Nerina Gelsi. Ne discuteremo in un prossimo convegno, nella stessa Biblioteca.
Questo Festival della zampogna è stato anche un messaggio per la pace e la fratellanza. Ci litighiamo ancora per la piccola poltrona e per la sete di potere. La cultura unisce. Un amico che è venuto da fuori è rimasto incantato dai suoni del Pollino calabro-lucano, ma c’era anche un bravo suonatore del Cilento. Questo amico ci ha scritto: “una grande occasione per ascoltare musica vera che viene dalla cultura popolare, non influenzata dalle mode. Un grande lavoro che dovrà continuare”. Ci sono tante difficoltà e anche piccole malignità municipalistiche, ma per l’estate 2020 cercheremo di preparare il Terzo Festival della zampogna.
Giuseppe Rizzo