«Il silenzio del Consorzio di Bonifica di Trebisacce sulle questioni delle carenze idriche che si registrano, per motivi diversi, sia ad Apollinara e Ogliastretta ma in generale in tutta la Sibaritide e nell’Alto e Basso Jonio è davvero imbarazzante e istituzionalmente scorretto». Interviene così sulla vicenda la Capogruppo M5S in Commissione Agricoltura del Senato, Rosa Silvana Abate. «Sin dall’inizio del mio mandato sto seguendo quotidianamente queste vicende e, nelle ultime settimane, in riferimento al bacino di Apollinara situato nella parte superiore del borgo il cosiddetto “Cozzo di Apollinara” che, servito dalle acque provenienti dalla località Fedula in San Lorenzo del Vallo, ho fatto notare come questo abbia dei volumi di acqua del tutto insufficienti a servire tre importanti distretti irrigui in termini di colture arboree, quali quelli di Terranova da Sibari, Spezzano Albanese e gran parte del distretto di Apollinara, ubicato in territorio di Corigliano Rossano», lamenta la deputata Cinque Stelle (nella foto) che si fa portavoce del malumore di numerosi cittadini.
«Ho scritto diverse volte al Consorzio di Bonifica di Trebisacce e all’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni, ndr) e, in questo caso, l’istituzione nazionale ha risposto avviando su mia sollecitazione una interlocuzione mentre dagli uffici di Trebisacce tutto tace», racconta la Abate. «Stesso silenzio si registra per la zona di Ogliastretti nel Comune di Corigliano Rossano dove c’è una drastica riduzione di risorse idriche, a causa della desertificazione di cinque chilometri di fiume, che, solitamente, fino a qualche anno fa non avveniva. Situazione che si verifica da quando è in opera la centrale idroelettrica del Torrente Cino. In questo caso, dopo aver acquisito la relativa documentazione sulla centrale, ho commissionato una relazione di perizia in merito ad un geologo. Dalla stessa è emerso che, oltre ad effettuare la captazione dal torrente Cino delle acque superficiali realizza altresì la captazione della falda acquifera di subalveo, che non è né l’oggetto del progetto “Concessione prelievo acque superficiali Torrente Cino” né l’oggetto della Concessione, dove è espressamente citato “derivare dal Torrente Cino” e non captare dalla falda idrica di subalveo. In questo modo non viene garantito il Deflusso Minimo Vitale e tale inadempienza viola quanto indicato sia in progetto che in Concessione e rappresenta un grave danno alla biodiversità dell’area Natura 2000 in cui il torrente Cino rientra».
«Riscontrando che tali gravi difformità, evidenziate nella perizia che ho allegato alla richiesta, comporterebbero seri danni all’ambiente e lederebbero i diritti degli agricoltori; deduco che tali inadempienze condurrebbero necessariamente alla revoca della concessione per come indicato all’art. 5 del disciplinare allegato alla Concessione stessa. Qui, invece, non ho ottenuto risposta da nessuno degli enti ai quali ho denunciato la vicenda e le anomalie. La situazione è molto difficile perché gli agricoltori si trovano a pagare per ottenere dei servizi che non solo non ottengono ma, anzi, si trovano spesso in grave difficoltà. Oltre al danno, dunque, la beffa. E visto il protrarsi sia della situazione sia del silenzio in merito sarò costretta a rivolgermi alle autorità di competenza», conclude la deputata del Parlamento Italiano.
Redazione