Il rispetto della tempistica, in questi casi, è essenziale e spesso determinante. D’intesa con il personale medico dell’Utic di Cosenza si decide quindi di evitare i passaggi intermedi attraverso altri Ospedali e si decide il ricovero immediato del paziente infartuato presso la stessa Utic di Cosenza dove, nel frattempo, si predispone la sala operatoria per un intervento chirurgico d’urgenza. Inizia allora la corsa dell’ambulanza verso Cosenza nella quale diventa importante la perizia dell’autista del mezzo. Qui il paziente, sottoposto nel frattempo alle cure concordate con i medici dell’Utic, arriva dopo appena 50 minuti. Tutto è già pronto e alle 8.30, a circa un’ora dall’insorgere dei sintomi dell’infarto, il paziente entra in sala operatoria per l’intervento di “angioplastica coronarica”, una metodica molto diffusa, con la quale, come è noto, mediante un palloncino viene dilatato un vaso coronarico occluso. In soli 45/50 minuti il paziente è stato salvato da morte sicura ed ora è tuttora ricoverato e fuori pericolo presso l’Annunziata di Cosenza. Fin qui un fatto di cronaca di ordinaria quotidianità, finito bene per la coincidenza di diversi fattori favorevoli. E se lo stesso caso si fosse verificato a Nocara piuttosto che a Villapiana Scalo? Non un’ora, ma due ore di corsa verso l’Utic di Cosenza, forse sarebbero stati fatali. Ma questo è un altro discorso che ci porterebbe molto lontano.
Pino La Rocca