Da Villapiana, dove è andato in fumo buona parte del rigoglioso bosco di San Francesco, alle porte del paese, a Trebisacce dove, in assenza di qualsiasi intervento aereo, il fuoco ha imperversato per due giorni sulle colline terrazzate che sorgono a ridosso della S.S. 106, distruggendo diversi ettari di pini e di uliveti e minacciando da vicino le abitazioni, ad Amendolara e, da ultimo, a Roseto Capo Spulico dove il fuoco, complice il forte vento di libeccio ha infierito per tre o quattro giorni. Qui è stato accertato che l’incendio ha avuto una matrice chiaramente dolosa perché si è sviluppato contemporaneamente in più punti ed anche qui il prodigarsi delle squadre anti-incendio, dei volontari e delle varie associazioni ambientaliste poco hanno potuto contro la forza bruta del fuoco e l’insufficienza dei mezzi aerei, cosicchè il fuoco ha devastato i boschi e le masserie Dalotto e don Gennaro e soprattutto l’azienda agricola di Francesco Gatto il quale s’è visto improvvisamente distrutto il magazzino pieno di grano trebbiato pochi giorni prima, la stalla dei buoi e un trattore che era parcheggiato davanti alle stalle (nella foto, di Giuseppe Genise).
Ma le fiamme, che sembravano un inferno, oltre che le masserie, hanno provocato altri danni a boschi di pino d’Aleppo e alla macchia mediterranea. Qui, mentre i contadini piangevano impotenti davanti al fuoco che avanzava spavaldo, c’è stato lo straordinario soccorso di alcuni giovani volontari del luogo, i quali si sono quasi buttati tra le fiamme per trarre in salvo il bestiame e per salvare altri mezzi agricoli e poi sono saliti sui trattori per tracciare solchi antincendio e per circoscrivere la violenta avanzata delle fiamme. Giovani impavidi e generosi, questi, che meritano il plauso perché hanno combattuto con le mani nude contro il fuoco sopperendo alla disorganizzazione ed alla inefficacia dei soccorsi pubblici che dovrebbero essere garantiti dalle istituzioni.
Pino La Rocca