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“Il sussurro dell’alba”: il ritorno in libreria della poetessa Paola Ercole

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Con “Il sussurro dell’alba”, editato dalla Aletti, ritorna in libreria la poetessa Paola Ercole, con versi suggestivi che condensano il lungo, fervido ma anche faticoso cammino intrapreso nella poesia. È un percorso, il suo, che ha portato ad importanti riconoscimenti e soddisfazioni letterarie, a collaborazioni fruttuose anche con autori oltre confine, a trasferte in giro per l’Italia e, durante il primo lockdown – quando si era impossibilitati a partecipare agli incontri dal vivo – alle dirette social per il festival online “La panchina dei versi”, in cui Paola Ercole ha prestato la sua voce per la lettura di poesie di autori sparsi lungo tutto lo Stivale e all’estero. Recente è la presidenza nella giuria dell’omonimo concorso, “La panchina dei versi”, condivisa insieme al professore ed intellettuale libanese Hafez Haidar, candidato al premio Nobel per la pace, ed al poeta ed editore Giuseppe Aletti. Ercole è impegnata a tutto tondo nella poesia, che ha reso una risorsa preziosa per sé e il luogo intimo in cui poter coltivare la propria resilienza, fronteggiando gli urti della vita.

Come scrive Giuseppe Aletti nell’introduzione del libro: «Del suo percorso in poesia, ho seguito l’evoluzione, sono stato testimone, e posso dire che rappresenta una bella parabola, che conferma l’importanza dell’impegno per il raggiungimento di risultati pregevoli; impegno unito ad una accesa sensibilità e alla capacità di saper scrutare la realtà. Anche in ambito poetico, per riuscire ad affermare la propria personalità, è necessario un duro lavoro sulla parola, la dedizione allo studio, la propensione ad accogliere insegnamenti, per poi, una volta acquisiti gli attrezzi del mestiere, concentrarsi sul messaggio che si intende comunicare».  È un lavoro che Paola ha fatto su se stessa, seguendo corsi di formazione e di scrittura poetica con maestri del calibro di Alessandro Quasimodo, Mogol, Francesco Gazzè, Franco Arminio e i già citati Aletti e Haidar. Un prezioso lavoro che le ha permesso, riprendendo le parole di Aletti nella prefazione, di acuire «la sua innata capacità di raccogliere percezioni, di scandagliare sentimenti, di saper raccontare la vita specialmente nella sua sfera emotiva, a cui l’uso consapevole delle parole ha fornito la forma giusta».

Ercole non ha fatto altro che vivere la vita, amarla nelle gioie e accettarla nei dispiaceri, e raccontarla. «Il tema prevalente nei miei scritti è la perdita e la conseguente assenza: di un amore, di un amico, della giovinezza – ha dichiarato l’autrice, originaria di Roma, soffermandosi su quest’ultima raccolta -. Mi è congeniale chiedere aiuto alla natura alla quale ho sempre guardato come maestra di vita, soprattutto nei suoi continui cambiamenti: veloci come il susseguirsi della luce col buio, nel giorno, più lenti nell’alternarsi delle stagioni». Natura, che è maestra nella concretezza, nel provare a risolvere gli accadimenti negativi, prima di accettarli. «Soprattutto ora, “nell’autunno” dei miei anni, per vivere ancor più la resilienza nella assoluta certezza che attraversare e vivere “l’inverno” è indispensabile… perché è lì che si prepara un’altra “primavera”».

Redazione

 

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