Fervono gli incontri tra i sindaci dell’Alto Jonio da una parte e l’Anas e la società di progetto dall’altra, per modificare e adeguare alle esigenze dei vari comuni il tracciato della costruenda S.S. 106 a quattro corsie che va da Roseto Capo Spulico a Sibari e, successivamente, al bivio di Firmo, che sarà realizzata nei prossimi anni. In realtà ci vogliono ancora oltre quattro anni per dare inizio ai lavori, che risultano ancora in fase di progettazione, ma la realizzazione della “Variante alla Variante” della S.S. 106 fa già discutere e tiene in apprensione gli amministratori dell’Alto Jonio interessati al passaggio della nuova arteria. Tutti alle prese con l’amletico dilemma: gioire per l’arrivo di opportunità lavorative in un territorio assetato di lavoro come il nostro, oppure piangere per i colpi mortali che una nuova arteria infliggerà al territorio? Il tutto si spiega col fatto che la striscia di territorio che parte dal mare e arriva ai piedi delle montagne, l’unica parte polposa di un territorio aspro e accidentato come l’Alto Jonio, è già cicratizzato dal passaggio di altre tre infrastrutture impattanti: il rilevato Ferroviario della linea Jonica, la vecchia S.S. 106, la Variante alla S.S. 106 che fu costruita negli anni ’90 come arteria europea col nome di E90 ed ora, a queste tre arterie, si affiancherà una barriera architettonica ancora più grande costituita da una Superstrada a quattro corsie, con spartitraffico e con una serie di svincoli destinati a stravolgere il territorio.
E’ il prezzo, dicono i meno attenti all’impatto ambientale, che si deve pagare al progresso e all’esigenza di mobilità avvertito da tutti. Per la verità il tracciato proposto dall’Anas e concordato coi sindaci qualche decennio addietro, cerca di salvaguardare il territorio scendendo in trincea nel comune di Amendolara, entrando in galleria nel comune di Trebisacce e trovando soluzioni meno impattanti in quello di Villapiana ma, nonostante gli sforzi e le soluzioni compromissorie, una cosa appare certa: dopo la realizzazione dell’ennesima infrastruttura stradale, nel territorio di questi quattro comuni… niente più sarà come prima, perché si tratta di un’opera destinata a modificare e, per certi versi, a stravolgere il territorio. Così si spiega il movimentismo dei 4 sindaci Durso (Roseto), Ciminelli (Amendolara), Mundo (Trebisacce) e Rizzuto (Villapiana), interessati a suggerire soluzioni che salvaguardino il più possibile il territorio ma anche al recupero della forza-lavoro che sarà impiegata nei vari cantieri. Una forza-lavoro che, come è stato detto, non può essere “generica” ma deve essere il più possibile “specializzata”, per cui è necessario avviare al più presto dei corsi di formazione per offrire manovalanza e maestranza il più possibile appetibile da parte delle imprese appaltatrici che, da parte loro, dovranno necessariamente volare alto per evitare di partorire… figli e figliastri. L’avvio di un’opera così importante dovrà insomma scongiurare una misera guerra tra poveri e rappresentare invece, sia per i sindaci che per le popolazioni locali, un’occasione di collaborazione istituzionale e di tenuta della coesione sociale.
Pino La Rocca