Il terremoto si verificò in Giappone dieci anni fa alle ore 05:46:24 (corrispondenti alle ore 06:46:24 italiane) nel distretto sismico a E dell’isola di Honshu a circa 130 km da Sendai, a 373 km a NE di Tokyo, a 178 km da Yamagata e Fukushima. Notevole è stata la magnitudo, che ha raggiunto il valore di 9.0 della scala Richter. L’evento, con ipocentro alla profondità di 24.4 km, è stato preceduto da due altre forti scosse: la prima il giorno 9 (alle ore 02:4518) con magnitudo 7.2 e alla profondità di 14.1 km e la seconda (ore 18:44:35) di magnitudo 6.3 e alla profondità di 10 km.
All’interno della “cintura di fuoco” si verifica il 90% dei terremoti mondiali sia profondi sia superficiali e avvengono le più grandi eruzioni vulcaniche. Il terremoto del giorno 11 marzo 2011 ha provocato uno spostamento verso E della costa orientale del Giappone di 2.5 m secondo i calcoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia della cui rete fa parte la stazione sismica di Oriolo. Lo tsunami colpì la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi a Naraha alle 15:35 ora locale, mettendo in crisi il sistema di allerta. L’acqua, dopo il violento urto contro la centrale, mise fuori servizio il sistema di raffreddamento; il reattore n. 2 esplose con conseguente dispersione di
materiale radioattivo.
Il terremoto dell’11 marzo 2011 e il conseguente maremoto provocarono un danno ambientale. L’onda anomala, alta 14 m, distrusse i sistemi di raffreddamento dei reattori con conseguente aumento della temperatura delle barre d’uranio. A Fukushima i livelli di radioattività in mare superarono di oltre 4.400 volte i limiti ammessi. Alcuni studi sull’inquinamento, provocato dalla fuga radioattiva dai reattori, hanno accertato che nei salmoni a pinna blu, provenienti dai mari del Giappone e giunti nelle acque della California, sono state ravvisate concentrazioni di isotopi radioattivi superiori a quelli del passato. Il terremoto dell’11 marzo 2011 è stato così forte da spostare di 10 cm l’asse terrestre. A causa del sisma e dello tsunami morirono 15.700 persone, 4.000 dispersi e 130.000 sfollati.
Vincenzo Toscani, direttore Osservatorio Geofisico di Oriolo