Vengo a chiedervi di essere, ancora e per un ulteriore energico sforzo, “La Libertà che guida il popolo”. Lo scrive il vescovo della diocesi di Cassano all’Ionio, monsignor Francesco Savino, nella lettera di auguri di Pasqua agli uomini e alle donne impegnati nelle istituzioni politiche, ai quali il presule riconosce «l’impegno profuso senza rinunciare mai alle proprie responsabilità, i modi di condividere ogni cosa, senza gesta eroiche».
«I contorni storici che la pandemia da Covid-19 sta disegnando – afferma monsignor Savino – mi portano ad avere una profonda preoccupazione per quelli che saranno i tempi e le modalità di ripresa perché mi sembra che non basterà più la speranza se non sarà legata ad una corposa dose di coraggio civile». Il vescovo si sofferma «sui danni che il Covid-19 ha creato». «Ci ha portato via gli affetti, ci ha toccato nell’intimo del nostro cuore perché abbiamo visto andar via amici, parenti, amori o abbiamo sentito come nostre storie lontane che hanno stimolato una grande empatia: siamo stati il cuore di tutti i malati, il pianto di tutti i più deboli e la sofferenza di quelli che sono stati chiamati a ricostruire il tutto dalle macerie. Abbiamo avuto il tempo di vivere questi dolori come i nostri, perché le disposizioni atte a contenere la diffusione del virus ci hanno fatto comprendere come il tempo possa essere dilatato e disteso e ci hanno quasi fatto dimenticare la frenesia della normalità».
«Dopo un anno in cui vi siete anche sentiti soli e sfiduciati – scrive, ancora, monsignor Savino – vorrei indicarvi la via di una virtù dell’etica aristotelica-tomistica: la prudenza, alla quale accompagnerei la fiducia. Abbiate fiducia nelle vostre azioni perché se è vero che la giustizia immanente della storia può premiarle o punirle, è vero anche che l’eterna giustizia di Dio si piega a giudicare solo i cuori».
Il vescovo si dice «preoccupato» per «la tendenza all’inquinamento da diffidenza verso l’altro», affermando che «il coronavirus non è l’unica malattia da combattere, ma la pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie. Una di queste è la visione distorta della persona, uno sguardo che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale, che trasforma l’essere umano in un bene di consumo». E il rischio, ancora più grande, – secondo Savino – è l’aggravarsi delle disuguaglianze sociali.
«Vi prego – l’appello del presule – facciamo in modo che nessuno resti indietro! Prendetevi cura delle fragilità delle persone!». «Questo – conclude monsignor Savino – vuole essere il più sincero augurio per questa Santa Pasqua con la speranza che decliniate la cura in una nuova grammatica dell’esistenza».
Federica Grisolia