Non è passata inosservata – e non poteva essere altrimenti – la calorosa accoglienza del sindaco di Oriolo, Simona Colotta, al presidente facente funzioni della Regione Calabria, il leghista Nino Spirlì, avvenuta all’ombra del castello e che ancora oggi fa discutere soprattutto per le modalità. Al netto dei doveri istituzionali, la minoranza consiliare e i gruppi extra consiliari di opposizione puntano il dito contro la sindaca per il suo comportamento a dir poco equivoco che la vedono strizzare l’occhio a schieramenti e programmi politici (come «l’idea Salviniana della Calabria») sino all’altra giorno osteggiati nel solco di quella fede comunista e comunque di sinistra da sempre sbandierata sin dall’insediamento del Consiglio Comunale «sulle note di ‘Bandiera Rossa’ e ‘Bella Ciao’» . Morale della favola: «Cosa non si fa per difendere una poltrona…!?», scrivono dall’opposizione.
Da qualche strada interpoderale rattoppata «con fondi di Protezione Civile spesi anche in ritardo», allo sventolio della Bandiera Arancione; dal palcoscenico televisivo garantito dai Borghi più belli d’Italia, al servizio civile da 500 euro al mese con fondi regionali per un anno trasformato in servizio civico con 500 euro per un solo mese con fondi di bilancio: tutte iniziative e progettualità nate con la passata amministrazione, di cui l’attuale – riportano sempre dall’opposizione su una sorta di manifesto inviato anche alla stampa – ne gode i benefici.
«Girando per il paese – continua l’arringa dell’opposizione – non si riesce a trovare una sola cosa riconducibile a questa Amministrazione, a parte un progetto sperimentale denominato “pedibus” e la casetta dell’acqua riesumata da un cassetto. Ad oggi, la cosa che emerge del percorso di redenzione, menzogna ed illusione intrapreso, è l’evidente e goffo tentativo di appropriarsi del lavoro degli altri che per giunta aveva sempre sminuito e criticato dai banchi dell’opposizione, fomentando la gente. Di suo (riferito al sindaco Colotta, ndr), invece, c’è una gestione allegra, tesa alla conservazione del potere con giochini che mortificano la dignità delle persone».
Vincenzo La Camera