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Sul Pollino si torna a scavare alla ricerca dell’antica Laos

Sul Pollino si torna a scavare alla ricerca dell’antica Laos
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Il professor Fabrizio Mollo, dell’Università di Messina, è il direttore scientifico dell’attività che punta a verificare la presenza dell’antica Laos nel sito arcaico – classico ed ellenistico. Riparte, dopo un anno di stop a causa della pandemia, la campagna di scavi in località San Gada, a Laino Borgo, lì dove si pensa possa essere stata scoperta l’antica Laos. Nell’ambito delle attività delle cattedre di Topografia antica e di Archeologia delle province romane dell’Università di Messina, in collaborazione con la soprintendenza archeologica delle belle arti e del paesaggio della provincia di Cosenza, ed il comune di Laino Borgo, si torna a scavare nel sito arcaico classico ed ellenistico per circa 4 settimane. Fino al 25 settembre sotto la direzione scientifica del professor Fabrizio Mollo ed il coordinamento sul campo del dottor Marco Sfacteria, gli studenti dell’università procederanno all’attività di scavo e ricerca per la quale l’amministrazione comunale di Laino Borgo, guidata dal sindaco, Mariangelina Russo, mette a disposizione gratuitamente gli alloggi per ospitare gli archeologi e la loro equipe.

Nell’ultima campagna di scavi, quella del 2019, l’attività coordinata dal professor Mollo portò alla luce una grande città con una maglia viaria regolare attorno alle abitazioni, muri tutti perfettamente allineati, una serie di reperti (figure fittili, testine, oggetti di ornamento) e soprattutto tracce di intonaco parietale in stile rosso pompeiano, così come il pavimento con uno strato di calce (presente, per capirsi, solo nelle case di Pompei) ma anche – all’interno dei quasi 200 metri quadri di saggio – lo scheletro di un uomo sicuramente schiacciato dalle pareti di una casa crollata durante un sisma. Tutti elementi che riportano all’antica Laos, distrutta da un forte terremoto, l’antica città subcolonia di Sibari fondata dai Greci dopo che il sito costiero fu conquistato da Crotone nel 510. Serviranno ora altri elementi per confermare questa che per ora è una ipotesi, fortemente accreditata, e che potrebbe aprire la strada ad un sito importantissimo per l’archeologia calabrese, offrendo ulteriore risalto alla Valle del Mercure.

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