Particolarmente importante la necropoli di Macchiabate sulla quale fin dagli anni ’60 ha indagato la famosa archeologa Paola Zancani Montuoro, formata da circa 200 tombe costituite da tumuli di pietra di forma circolare o ellittica senza muretti di contorno, nei quali, secondo quanto hanno accertato gli studiosi che si sono succeduti negli studi, il defunto era deposto con le gambe ritratte su uno strato di sabbia e vicino a lui era disposto il suo corredo funebre composto da vario vasellame di ceramica ed oggetti in metallo, generalmente bronzo, che facevano parte del vestiario del defunto (bracciali, anelli, cinturoni, fibule ecc.) o armi se si trattava di un uomo di rango elevato. Le tombe non avevano assi o impalcature di legno e le pietre erano poste direttamente sul morto e sul suo corredo. Ben presto le emergenze archeologiche di Francavilla Marittima, importanti per svelare i rapporti culturali e commerciali delle popolazioni indigene con i coloni greci, attirarono l’attenzione della Sovrintendenza che già nel 1963 salirono alla ribalta affidò la direzione degli scavi a Paola Zancani Montuoro, che li condusse fino al 1969, avvalendosi dell’aiuto di due archeologhe olandesi Maria Stoop e Marianne Maaskant Kleibrink docenti all’Università di Groningeen.
Gli scavi furono interrotti bruscamente nel 1969 e ripresero solo 1982 dopo anni di abbandono e di incuria in cui imperversarono scavi clandestini. Attualmente la ricerca è finanziata dalla facoltà di Lettere di Groningen e dal CNR olandese, oltre che dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e dal Ministero per i Beni Culturali e ogni anno, in primavera, grazie all’impegno ed alla passione del presidente dell’associazione culturale “Lagaria” Pino Altieri, i siti archeologici di Francavilla Marittima diventano meta ambita delle scolaresche che visitano il Parco Archeologico di Macchiabate e Timpone della Motta che con questo finanziamento potrà essere completato e diventare così sempre più fruibile.
Pino La Rocca