«Una metafora del dolore, dell’instabilità umana di tutti coloro che, per necessità, lasciano la propria terra e ne provano una profonda nostalgia». Con queste parole, l’autrice Lyubov Hrynevych, di origine ucraine ma da oltre vent’anni residente in Italia, a Caserta, descrive la sua opera “Il pianto dell’uccello migratore”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Fin dall’infanzia – racconta la scrittrice – ho osservato il comportamento degli uccelli migratori. Il loro grido triste quando, congedandosi, si preparavano a volare via, così come il canto gioioso quando tornavano nella loro terra natìa».
E’ un viaggio doloroso quello che si legge nei suoi versi, con una poetica dallo stile narrativo e arricchito da diverse figure retoriche. Tanti gli ostacoli lungo il cammino, metaforicamente simboleggiati dagli elementi naturali più ostici. Ma dove la meta rappresenta la possibilità di farcela, di non arrendersi dinanzi alle difficoltà, di riscoprire i colori, la gioia di vivere e l’amore. Anche attraverso l’arte. E la scrittura. «Scrivere – spiega la Hrynevych – è stato qualcosa di magico sin dall’infanzia. Avevo un diario a cui affidare i miei pensieri e i miei sogni. Poi, al liceo, ho iniziato a scrivere poesie e racconti. Significa liberare i pensieri chiusi nella mia mente, che si trasformano, per poi essere trasferiti su un foglio ed essere visti con gli occhi. Questo, per me, è un processo fantastico».
Federica Grisolia