“Nell’aria c’è qualcosa di te che non riesco a trattenere”. Un amore controvento
“Nell’aria c’è qualcosa di te che non riesco a trattenere”. E’ l’opera di Antonio Scommegna, docente di Relione Cattolica, originario di Margherita di Savoia (BT) e poi trasferitosi a Savigliano, in provincia di Cuneo, pubblicata nella collana “I Diamanti della poesia” dell’Aletti editore. Versi che riportano alla variabilità della vita, alla sua volubilità, alla leggerezza, proprio come l’aria. «Ci accorgiamo della sua presenza – spiega il poeta – solamente quando ci manca, quando ci avvolge e ci segue ovunque, quando muove le foglie e i rami degli alberi, quando solleva nuvole di polvere, o nel momento in cui accarezza volti o arruffa capelli. Qualche volta riesci anche a sentirla quando sibila ma se ti guardi intorno non riesci neanche a vederla e, tantomeno, ad afferrarla. Così impalpabile e imprevedibile è talvolta la vita quando t’innamori, mette pressione, crea turbolenze, provoca un continuo rimescolamento di emozioni, di umori; insomma, una vera tempesta e non solo chimica». Versi metaforici, perché «rappresentano lo svolgersi della vita, che conduce a ricercare, a cercare di raggiungere e afferrare la felicità; anche illudendoci, complice la poesia, che può alleggerire il buio più tempestoso, i problemi che arruffano e scompigliano la superficie dei giorni».
La Prefazione è affidata a Cosimo Damiano Damato che scrive: «Nell’aria c’è qualcosa di te che non riesco a trattenere è un cantico cantautorale, versi che appaiono come un bestiario d’amore capovolto, in direzione controvento. Istinto che si fa gentile, sentimento che si rifugia nel mistero di un amore liquido distillato in segreto. Una commedia amorosa che sfiora il divino dove la divinità abbandona ogni superstizione e si affida alla musica delle parole».
La poesia, per l’autore, non è solo una passione ma, nel corso del tempo, da una «simpatia giovanile» diventa un vero amore alla continua ricerca del senso della vita, un rifugio. «Scrivere è una passione – spiega Scommegna -. Delinea la mia storia all’insegna di una consapevolezza conseguita nel vissuto perché scrivendo lo osservo con più lucidità e maggiore chiarezza. La poesia guarisce, lenisce molte ferite, permette di portare “pace”. Essa è testimone sociale di un’epoca, di una società, di una situazione politica e culturale; lavora sulle emozioni e porta alla luce sentimenti e sensazioni che covano come braci sotto la cenere».
La lirica di Scommegna non è solo intimista ma di denuncia sociale, verso tutto ciò che è indifferenza, perbenismo, ipocrisia e conformismo. Verso la società dell’effimero, priva di spiritualità, empatia e coscienza. Tutto ciò che distrugge i veri valori, quelli più profondi, e che distrugge la natura. Con i suoi colori, i suoi odori. Come il mare – illustrato anche in copertina – a volte quieto e poi agitato, proprio come l’animo umano. Elemento dominante nei suoi versi insieme all’amore. E’ la donna, la felicità, assaporata e poi svanita, la bellezza, ma anche il dolore, la nostalgia verso il paese natìo e i ricordi.
«L’accostamento – spiega l’autore – di elementi naturali al corpo femminile o a parti di esso ci dice che la donna è frutto di amore sensuale, passionale. I versi cantano, sì, amori corrisposti, vissuti o solo immaginati, ma anche amori che infiammano e muoiono. Parole di ombra e parole di luce; così è la vita, è come un quadro di Caravaggio dove le ombre danno risalto alla luce e viceversa, in un gioco continuo di scambi si ride, si piange». Tornando sulla natura, lo scrittore si sofferma sui suoi cicli che coincidono con quelli umani: la nascita, la crescita con l’esplosione della giovinezza fatta di passione, di eccessi, di energia e poi il lento, ma inesorabile decadimento fino a giungere alla morte. Ma ciò che prevale resta la passione, l’entusiasmo trasmesso con un linguaggio semplice, immediato e chiaro. Così come ci tiene a concludere l’autore che dice: «La mia poesia è vita».
Federica Grisolia