Altro che annunci e proclami di riapertura dell’Ospedale e di apertura del Reparto Covid, la situazione sanitaria nell’Alto Jonio, e in particolare la parte che riguarda l’emergenza-urgenza, è ridotta in uno stato comatoso. Non riesce cioè a garantire neanche il minimo indispensabile e nessun politico, di ieri, di oggi, di destra, di sinistra e di centro, si preoccupa dello stato delle cose e dei rischi che corre un qualsiasi cittadino del Comprensorio che viene a trovarsi in una situazione di emergenza sanitaria. E, cosa molto grave, della drammatica situazione in cui versa la sanità nell’Alto Jonio non si preoccupano neanche le forze sindacali di categoria e gli stessi Sindaci del Comprensorio, là dove per fortuna ci sono! Non esiste, infatti, sanità senza infermieri e soprattutto senza medici. I due presidi sanitari deputati a fronteggiare l’emergenza, il Pronto Soccorso e il 118 di Trebisacce, sono sempre più in affanno e rischiano di ammainare bandiera perché anche i pochi medici superstiti che operano in regime di stress psico-fisico perché continuano quotidianamente a rischiare sulla propria pelle.
Al 118 di Trebisacce che opera su un territorio vastissimo e disagiato, al posto di 6 medici in organico, ce ne sono rimasti solo 2 e il più delle volte l’Ambulanza, anche quando si tratta di codice rosso, si presenta al capezzale del paziente senza il medico, spesso suscitando la rabbia e la protesta dei familiari. E’ come se quella del medico fosse una figura secondaria! Per non parlare dell’esiguo numero di medici in servizio, seppure da convenzionati, presso il cosiddetto Pronto Soccorso di Trebisacce nel quale il medico, quando c’è, è costretto ad operare in assoluta solitudine: senza Specialisti, senza un Ospedale di appoggio e con turni di lavoro massacranti, viene considerato un avamposto dell’emergenza-urgenza ma in realtà non è né più, né meno, che una buona Guardia Medica.
«La situazione – ha dichiarato il Segretario Aziendale della Fials Antonio Paolino – è sempre più critica e non è più sostenibile: il personale è stanco e disilluso. Mancano medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Bisogna intervenire subito, alzare il livello della mobilitazione e promuovere una vera e propria rivolta popolare. Invece di fare proclami e di illudere la gente, – ha incalzato ancora Antonio Paolino soprattutto in riferimento al Pronto Soccorso – si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e di chiudere i servizi che illudono la gente quando non hanno le condizioni minime per operare per la sicurezza dei cittadini e degli stessi operatori sanitari che ogni giorno rischiano di persona. Evitiamo perciò i proclami e le abusate passerelle, – ha tuonato il Sindacalista della Fials senza fare sconti a nessuno e invocando l’allestimento di un ospedale da campo – e non facciamo passare per apertura dell’Ospedale l’allestimento di 5/6 posti-letto per pazienti post-Covid [LEGGI], peraltro mai utilizzati e approntati in tutta fretta ma unicamente per evitare il cambio di colore della Regione. Ora non si può più galleggiare, – ha concluso il Segretario Aziendale della Fials in riferimento al discutibile sistema con viene nominato il management aziendale – basta con il clientelismo e con il nepotismo: è arrivato il momento di farsi un esame di coscienza, di adottare provvedimenti straordinari e di evitare di fare i salvatori della patria alle spalle dei pochi medici e infermieri rimasti in servizio che fanno apprezzabilmente il proprio dovere ma rischiando ogni giorno sulla propria pelle».
Pino La Rocca