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Amendolara. Tornano i “fucarazz” di San Vincenzo. Un rituale antichissimo

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Riproponiamo questo articolo, per la prima volta sul web, già pubblicato su Paese24 Magazine (la rivista cartacea di Paese24) nel numero di Aprile 2013, a firma del professor Ciccio Salerno. Dopo due anni di interruzione dovuta alla pandemia da Covid-19 ancora in corso, quest’anno ad Amendolara ritorneranno ad illuminare la notte i così detti fucarazzi (grandi falò) in onore di San Vincenzo Ferrer, patrono del “Paese delle Mandorle”, che ricorre oggi 5 aprile. L’appuntamento, però, con i tradizionali fucarazzi è per il penultimo fine settimana di aprile. Intanto in questo articolo vi raccontiamo le origini di questi particolari falò ed il loro significato antropologico (Vincenzo La Camera)

Le origini del falò, nel dialetto di Amendolara fucarazz, sono antichissime. Questa usanza non è solo amendolarese, ma italiana e addirittura europea. In alcuni paesi il falò viene acceso in occasioni diverse, come Carnevale, Natale, Epifania, nel giorno di San Giovanni il 24 giugno, nella notte di ferragosto o, come avviene ad Amendolara, a fine aprile, nella ricorrenza della festa del santo patrono, San Vincenzo Ferrer. La festa del fuoco è tipicamente pagana ed ha una funzione purificatrice, intesa come momento di rigenerazione ed occasione per distruggere le influenze negative come streghe, demoni ma anche malattie, fatture. Dall’intensità delle scintille, dalla direzione del fumo, dal crepitio delle foglie che bruciano e dal cantone indicato dal palo durante la caduta si traggono presagi sui raccolti della futura annata o sulle carestie.

I tizzoni, raccolti il giorno dopo, vengono conservati per essere esposti nelle case e nelle stalle per tenere lontano il malocchio. La Chiesa in un primo momento ha tentato di abolire queste usanze, perché ritenute pagane, ma senza riuscirvi. Questi riti gradualmente sono stati assorbiti: per cui si è giunti ad una vera e propria cristianizzazione del culto del fuoco. Per cui il falò ha continuato a bruciare, ma non più in onore di un nome (divinità pagana), ma in onore di un santo, campione di cristianità. Non va poi sottovalutato l’aspetto sociale, per cui il “rito del fuoco” deve essere considerato come un momento importante per la comunità, la quale si ritrova attorno al fuoco per riconoscersi nel gruppo e partecipare alla festa. La componente sociale è una delle cause che ha contribuito a mantenere viva la tradizione del falò.

Nonostante la crisi degli anni ’50 che ha segnato il declino di molte tradizioni, ad Amendolara l’usanza dei fucarazz sì è mantenuta grazie all’impegno di tanti cittadini che, anno dopo anno, hanno dato un senso al valore dell’aggregazione. Il rito dei fucarazz ha attecchito specialmente tra i giovani, i quali, nei giorni precedenti la festa, sciamano entusiasti per le vie del paese. In occasione della festa di San Vincenzo ritornano ad Amendolara molti paesani emigrati al Nord o addirittura all’Estero. C’è un forte legame tra gli amendolaresi per i fucarazz, che sembra rianimare una tradizione in cui hanno trovato una giusta amalgama tutte le componenti: religiosa, devozionale, folkloristica, sociale, culturale, turistica, perché in tale occasione giunge ad Amendolara molta gente dai paesi vicini. Sono proprio i fucarazz di San Vincenzo, forse ancor più di Natale o Pasqua, il principale motivo per cui la comunità amendolarese continua a ritrovarsi una volta all’anno.

Francesco Salerno

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