Site icon Paese24.it

Amministrative a Trebisacce. Che fine ha fatto il Partito Democratico?

Print Friendly, PDF & Email

Che fine hanno fatto i partiti? Più in particolare, che fine ha fatto il Partito Democratico? E che fine ha fatto Movimento 5Stelle? Se lo chiedono in tanti dopo il fermento che ha preceduto la presentazione delle liste a Trebisacce. Alla fine sono venute fuori quattro liste, tutte dichiaratamente civiche ma tutte “all inclusive”, cioè “tutto compreso”, un po’ come i pacchetti-vacanza che includono la pensione completa in ristorante con vista-mare. Quattro liste civiche, dunque, con una folta presenza di donne e di giovani, senza però alcun candidato-sindaco-donna ma tutti sicuramente animati – si spera – dal buon proposito di volersi impegnare per il bene comune. Tutti però, nel centro-sinistra come nel centro-destra, almeno ufficialmente, disancorati dai partiti politici. E, tra questo stuolo di candidati, anche diversi rappresentanti dei due suddetti partiti. Potevano essere addirittura 6 le Liste, se non fossero venute meno le due iniziative elettorali a cui hanno lavorato i due partiti, il PD e il Movimento 5Stelle che a tutti i livelli provano a contrarre matrimonio ma con risultati finora abbastanza scarsi, tanto è vero che anche a Trebisacce il divorzio è avvenuto ancora prima del matrimonio.

Non certo per sola colpa dei Cinquestelle. Il vero sconfitto, invece, ancora prima dell’esito finale del voto, è il Partito Democratico, l’unico partito con una sua struttura interna, con un Segretario e con un Direttivo che, rimasto stordito e confuso a seguito della scabrosa vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco e gli amministratori uscenti, non è riuscito ad elaborare un progetto politico, chiaro e credibile, in grado di aggregare i suoi iscritti e simpatizzanti e di provare a tornare alla guida del Comune. E’ la prima volta, infatti, dopo tantissimi anni, che il PD, e più in generale la Sinistra, non è presente in modo diretto, con un proprio progetto politico e con un proprio candidato-sindaco all’interno della competizione elettorale. Tutto questo perché il PD non ha saputo, o voluto, fare le sue scelte alla luce del sole ed ha preferito vivacchiare nell’equivoco: dare continuità all’esperienza amministrativa precedente ponendosi su una linea di naturale continuità, oppure prendere le distanze e marcare una netta discontinuità col passato. Cosa, quest’ultima, che chiedevano i Pentastellati e che ha portato alla lacerazione del rapporto tra le due forze politiche a cui, segnatamente nel PD, ha fatto seguito la snervante quanto sterile ricerca del candidato giusto che fosse in grado di aggregare e di mettere tutti d’accordo.

E pensare che l’appunto più ricorrente che dirigenti locali, iscritti e simpatizzanti rivolgevano ai vertici del partito era quello di imporre sempre scelte dall’alto. “De profundis” completo di tutti i partiti, dunque, anche di quelli del centro-destra, che si presentano divisi e concorrenti tra loro, ma il vero sconfitto della situazione è il Partito Democratico che uscirà comunque con le ossa rotte dalla vicenda elettorale, di cui i Dirigenti dovrebbero prendere atto. In realtà un partito politico non è un Comitato Elettorale che si improvvisa per fare le elezioni e provare a vincerle. E’ altra cosa: deve dialogare e discutere sempre, sia quando governa sia quando fa opposizione e mirare sempre a organizzare una coscienza politica in grado di perseguire sempre il bene comune.

Pino La Rocca

Condividilo Subito
Exit mobile version