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“Ubriaco di versi”. L’amore e il ricordo di un’infanzia difficile ma felice

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di Federica Grisolia – L’amore è al primo posto nell’opera “Ubriaco di versi”, scritta dall’autore campano Domenico Tonziello e pubblicato nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. L’amore per la natura, per l’altro sesso, amori di gioventù, amori svaniti, amori rimpianti; ma anche l’amore per i versi, per le rime e per la poesia. «Tra le pagine del libro – spiega l’autore di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta – c’è una poesia con l’omonimo titolo, con la quale ho cercato di descrivere proprio quello che sento, si percepisce il mio stato d’animo, ciò che provo mentre scrivo. Mi definisco ubriaco, perché mi immergo con la mente e con l’anima nei versi, al punto da sentirmi inebriato».

Frammenti di vita, la natura, il mistero della creazione divina, l’amore, i ricordi di un’infanzia difficile ma felice, settimo di otto figli in una famiglia numerosa che viveva in una casa molto piccola, cresciuto troppo in fretta, anche lontano dai genitori, strappato dalla scuola a causa delle vicissitudini della vita.

Ma con determinazione e umiltà, Domenico è riuscito a costruire la sua vita, la sua famiglia, riuscendo a dar sfogo alle proprie emozioni, attraverso la scrittura, durante il lockdown. «Giocare con le parole mi permette di creare nuovi mondi, nuovi spazi in cui muovermi, di lenire ferite, esorcizzando i dolori. Ma è anche un viaggio nei ricordi, nella mia infanzia. E’ come guardare il mondo con gli occhi di quel bambino vivace e curioso, che correva scalzo tra i campi, innamorandosi di tutto, che non ha potuto studiare per una serie di motivi e di circostanze, e che ancora vive dentro di me. E’ per quel bambino che scrivo». Il legame con la propria terra, con le proprie origini, una vita a tratti selvaggia, libera, la propria famiglia, la semplicità di un passato che fu e che, a volte, torna a bussare alla porta. E’ questo che l’autore vuole trasmettere al lettore con un linguaggio semplice, cristallino, senza uno schema predefinito, ma cercando di dare ritmo e musicalità alle poesie.

«Domenico Tonziello – scrive Hafez Haidar nella Prefazione – ci trasmette con maestria, nei suoi versi, le sue brame e i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue nostalgie. All’avvento della notte, rivolge lo sguardo verso la luna assisa nell’immenso cielo tempestato di stelle ed inizia il suo viaggio assetato d’amore nel mondo fatato della poesia, alla ricerca della bellezza e dell’armonia. Le parole ruotano come luccicanti stelle nella sua mente fino a trasportarlo nel nido di un dolce sonno».

«Mi piace lasciarmi travolgere da tutto ciò che mi circonda – racconta l’autore – ma sono del parere che qualunque cosa può essere fonte di ispirazione per scrivere una poesia: il fluire delle stagioni, lo scorrere del tempo, la natura in tutta la sua potenza e bellezza… Insomma, lascio che ciò che accade intorno a me mi colpisca e mi faccia volare con la fantasia». Una fantasia che corre proprio come faceva quel bambino, scalzo tra i campi, nelle lunghe giornate d’estate.

 

 

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