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Credere. Un anno di Fede per interrogarsi sui veri valori della vita

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Con questo primo articolo inauguriamo la seconda rubrica di Paese24.it, dopo “Il diario del Pollino”. Il nuovo spazio, dal titolo “Credere”, vuole essere una finestra aperta sul quotidiano intreccio tra fede e attualità e stimolare un costruttivo dibattito sulle diverse tematiche che settimanalmente (ogni venerdì) sottoporremo alla vostra attenzione.

 La rubrica sarà curata da don Giovanni Maurello, sacerdote da circa 23 anni, oggi presso la parrocchia San Girolamo di Castrovillari. Don Giovanni è anche direttore dell’Ufficio Pastorale Giovanile della Diocesi di Cassano Jonio; Postulatore della causa di Beatificazione di “don Carlo De Cardona” e Delegato Regionale della Pastorale Giovanile.

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Cos’è necessario per vivere? Quando la nostra vita può ritenersi vera, cioè bella e buona? Quale senso può e deve assumere la nostra esistenza in una realtà culturale abitata dal ‘pensiero debole’, dalla ‘società liquida’, dal nichilismo interiore ed esteriore e, infine, dal relativismo nella ricerca della verità?

Ho chiesto, l’altro giorno, ad un giovane cosa fosse necessario, a suo parere, per essere felice. Dopo uno sguardo un po’ perplesso e sorpreso, mi confida che non si era mai posta la domanda. Questo giovane è il risvolto concreto delle domande con cui ho introdotto questa riflessione e con le quali provo a collocare, dentro il contesto umano e culturale di chi la legge, quello che da pochi giorni è iniziato per i credenti (e non): l’Anno della Fede.

Siamo immersi in un tempo in cui, come ha affermato Papa Benedetto, è ‘avanzato una desertificazione spirituale’ (chissà se i gentili lettori colgono il termine e ne condividono l’analisi!). Ciò vuol dire, semplicemente, che, se si è diffuso il ‘deserto’ nell’interiorità, regna drammaticamente il ‘vuoto’ inconsistente delle nostre apparenti conquiste o felicità; e ciò che ci abita dentro prende il nome di insoddisfazione, insicurezza, mancanza di luce, di verità e di senso…

La sfida è grande. Certamente affascinante ed entusiasmante (!!!). Martin Buber ci ricordava che ‘il vero viaggio è quello interiore’. E di viaggi seri e interessanti ritengo che ognuno di noi, sufficientemente intelligente, ne colga il bisogno e l’urgenza. Ma il viaggio ‘osato e auspicato’ questa volta – almeno nelle intenzioni della Chiesa –è quello di chi vuole andare incontro non soltanto alla sua interiorità, ricca di domande e di desideri, ma anche il viaggio di chi vuole conoscere (!)Colui che abita ‘nella parte più intima di noi stessi’ (S. Agostino: interior intimo meo): il Signore Dio.

L’Anno della Fede è l’occasione per riprendere in mano i ‘pellegrinaggi’ del nostro vivere e favorire l’incontro con Dio, per coglierne il bisogno e sottolineare l’urgenza della sua compagnia.  Operazione certamente non facile, dato che registriamo stanchezze e pigrizie religiose. Mi piace citare Papa Benedetto: “Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere…, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi”. Qualche anno fa, lo slogan di un Convegno su Dio a Roma, recitava così: “Con Dio o senza Dio tutto cambia”. E vi parteciparono in tanti tra credenti e non. Sembrava quasi un’anticipazione di questo tempo forte che siamo chiamati a vivere. Tutti. Credenti, non credenti e indifferenti.

E’ ipotizzabile una vita, un mondo, un’umanità senza Dio? E’ vero bisogno o ripiegata proiezione cercare Lui, parlare di Lui, riflettere su di Lui? In una parola, serve, ha senso o è tempo sprecato? La sfida culturale che ci attende non è leggera. Chi crede è chiamato a suscitare domande e a prendere in mano le verità dell’avvenimento cristiano, del proprio incontro con Dio nella persona di Gesù Cristo e renderlo visibile con la propria vita; chi non crede, invece, è o indifferente, è chiamato ad accorgersi dei ‘deserti’ che ci si porta dentro e dei ‘vuoti’ prodotti da una cultura non solo areligiosa ma anche antireligiosa, e operare una ricerca intelligente e razionale orientata a capire che credere non è disumano, ma, al contrario, è ciò che rende la vita piena di senso e di gioia.

Vorrei che questa rubrica stimolasse un dibattito sincero e libero, rispettoso e curioso… solo per accorgerci, vitalmente, che “fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Un caro augurio a chi si cimenterà a seguirmi. Buon anno della fede a tutti.

don Giovanni Maurello (giovanni.maurello@tiscali.it)

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