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Rocca Imperiale. «Che fine ha fatto il Paese della Poesia?»

Rocca Imperiale. «Che fine ha fatto il Paese della Poesia?»
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di Vincenzo La Camera – Rocca Imperiale “Paese dei Limoni e della Poesia”. Denominazione sancita ufficialmente che però da qualche tempo appare sempre più sbiadita, quanto meno per l’aspetto che riguarda la poesia e cioè quell’elemento culturale che ha fatto conoscere in questi ultimi anni Rocca Imperiale in tutta Italia ed anche all’Estero, oltre oceano. Leggendo con occhi disinteressati, da turista, da visitatore il cartellone estivo di Rocca Imperiale salta immediatamente agli occhi come il “Paese delle Poesia” sia stato cancellato con un colpo di spugna, incentrando tutta la programmazione sul leit motiv del limone. Tanti si chiedono il perché di tutto ciò? Numerosi turisti e cittadini del comprensorio si domandano se ancora Rocca Imperiale è il Paese della Poesia che tanto avrebbero voluto visitare. In molti hanno scritto anche al nostro giornale chiedendo informazioni su eventuali iniziative previste legate al Paese della Poesia. A Rocca Imperiale esiste ormai da diversi anni un’antologia a cielo aperto, un vero percorso poetico con stele di ceramica maiolicata che riportano i versi degli autori che hanno vinto negli anni il prestigioso concorso internazionale di poesia “Il Federiciano” ideato dall’editore Giuseppe Aletti, fondatore del Paese della Poesia a Rocca Imperiale, che nelle varie edizioni ha portato in questo spicchio di Calabria importanti personaggi riconosciuti dalla critica. Un concorso, “Il Federiciano”, sottoscritto e promosso da personalità culturali di spessore come Mogol, Quasimodo, Ferlinghetti, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Pupi Avati, etc… Aletti negli anni è riuscito a costituire una grande community spontanea composta da centinaia e centinaia di poeti che si riversavano a Rocca Imperiale per visitare il Paese della Poesia partecipando a diversi eventi e reading letterari, smuovendo al contempo un indotto economico invidiabile, tra ristorazione, pernottamenti, e tutto quanto di necessario per accogliere un raduno di poeti proveniente da tutta Italia. In questi due anni di pandemia, non ancora terminata, l’editore e formatore Aletti ha avuto il pregio di tenere unita e motivata la sua community che non aspettava altro di ritrovarsi finalmente dal vivo questa estate a Rocca Imperiale. Ma nella grande delusione collettiva tutto ciò non è avvenuto, rischiando di disperdere un grande patrimonio culturale ed economico che un piccolo borgo dell’Alto Jonio Cosentino non può assolutamente permettersi.

Queste dinamiche di delegittimazione di un patrimonio identitario non potevano passare inosservate agli occhi di Tiziana Battafarano, capogruppo di minoranza per “Rocca nel cuore” in Consiglio Comunale e profonda conoscitrice di quanto avviene tra le maglie sociali della sua comunità. «Il concorso “Il Federiciano” – ricorda – è entrato nella vita della comunità, diventandone protagonista. Un evento storicizzato in cui tutti ci si riconoscevano. Oltre ad essere un momento di grande arricchimento culturale, si respirava la bellezza, il senso di appartenenza; e poi arte, cultura: tutti erano protagonisti». «Perché il nostro borgo, Rocca Imperiale, deve essere scippato di tanta bellezza?», si chiede Tiziana Battafarano che evidenzia come queste manifestazioni di carattere internazionale, storicizzate nel tempo, diventano linfa vitale per i centri storici della Calabria destinati ad un lento declino e spopolamento. E’ schietta l’analisi del capogruppo di “Rocca nel Cuore”: «C’è una volontà ben precisa di eliminare il Festival – commenta Tiziana Battafarano con molta amarezza -. Una volontà di cui non si comprende la ratio; una volontà aberrante che manifesta una visione miope e mediocre sul futuro della nostra comunità. Non si può per capriccio cancellare quattordici anni di lavoro in cui una comunità si riconosce. Per non parlare delle ricadute economiche, in termini di ospitalità e presenze su tutto il territorio. Eventi del genere vanno alimentati, sostenuti e sponsorizzati, perchè capaci di elevare ognuno di noi ad un livello superiore». (foto di “Racconti raminghi e altre storie”)

 

 

 

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Francesco Brecciaroli
Francesco Brecciaroli
1 anno fa

Molti paesi e borghi della nostra bella Italia veng ono abbandonati, soprattutto dai giovani, e scontano così un prograssivo degrado visibile nello stato di decadenza di case, strade e paesaggi. Molti dicono che sia dovuto alla mancanza di prospettiva economica che rende difficile la vita in quei borghi. Penso che, invece, sia l’incapacità degli amministratori locali di immaginare una cultura che è vita, permetta iniziative di rivitalizzazione, come quella del “Paese della Poesia”. Certo, chi pensa che la Poesia sia un qualcosa di “fatuo”, abbastanza “inutile”, che sia più importante l’agire concreto del “cemento”, del “ferro”, della “terra contadina”, non si rende conto che quell’economia sboccia dalle visioni poetiche di uomini di grande immaginazione. La Poesia non si ritrova solo nelle pagine scritte di antologie, ma anche negli edifici pensati da grandi e anche piccoli architetti, negli oggetti di acciaio o di plastica di forme avveniristiche, nei campi arati e curati come grandi scritture della Terra. Da là proviene il Progresso, che spesso fa paura, ma permette all’Uomo di vivere meglio. Forse non tutto è “buono” come lo vorremmo, ma nel persorso della Civiltà quante persone, uomini e donne e ragazzi e bambini che prima soffrivano fame e fatiche e vessazioni, sono stati innalzati ad una possibilità di vita migliore. certo c’è ancora molto da fare e la cultura, e la Poesia, serve ad avere la visione del futuro operoso che costruisce popssibilità per tutti.

Domenico Tonziello
Domenico Tonziello
1 anno fa

Nell’amministrazione locale di Rocca Imperiale c’è ipocrisia, non riconosce la meritocrazia. Dunque che vinca la meritocrazia all’ipocrisia. Maestro Aletti non molli, riprendiamoci la meritocrazia.