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Castrovillari. A teatro si danza con il mostro, la parte invisibile di noi stessi

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di Federica Grisolia – «Ho scelto di provare a porre lo sguardo sul tormento, in particolare su di un preciso tipo di tormento, un tormento che può capitare di esperire a un essere umano “fortunato”, un individuo che viva in condizioni dignitose, che non conosca la schiavitù o la guerra o la malattia, il tormento di un individuo che in teoria ha tutto per “essere felice”, che ha tutto per vivere bene la propria esistenza, insomma un cosiddetto essere umano libero, magari di quell’Occidente di cui facciamo parte: il tormento che una persona può dare a se stessa e da se stessa subire». Sono le parole del drammaturgo Mariano Dammacco, ad analizzare la pièce teatrale “Danzando con il mostro”, andata in scena, in anteprima nazionale, sabato 1 ottobre, sul palcoscenico del Teatro Vittoria di Castrovillari, in occasione della kermesse “Primavera dei Teatri”, in programma, nella città del Pollino, fino al 6 ottobre. Lo spettacolo, di e con Serena Balivo, Mariano Dammacco (che ne ha curato anche la drammaturgia) e Roberto Latini, indaga sulle oscurità e le inquietudini dell’animo umano, che possono colpire chiunque e che, nonostante si chiudano gli occhi, si provi a scappare senza voltarsi mai, quando arriva il momento di fare i conti con la realtà sono ancora lì, a guardarci. E quello sguardo, riflettendoci bene, non è poi così estraneo. Forse il mostro non è così lontano e diverso da noi stessi. Forse il mostro è in noi. Anche se fa paura e parla una lingua diversa dalla nostra.

Cosa succede quando siamo schiavi di noi stessi? In guerra con noi stessi? Cosa succede quando ad ammalarsi è la relazione con noi stessi e, di conseguenza, quella con gli altri? Cosa succede quando è con noi stessi che siamo arrabbiati, quando è noi stessi che non riusciamo a perdonare? Può capitare di vivere un tormento, un tormento profondo e alienante, che spesso fa fatica a suscitare compassione negli altri. Un tormento che può diventare insopportabile. «Ho pensato a questa condizione come a una danza costante con qualcosa di invisibile – spiega Dammacco – che fa paura (ma che magari vuole dirci qualcosa), una danza con qualcosa di mostruoso. Da qui mi sono mosso per la creazione di Danzando con il mostro». Lo spettacolo sembra essere la proiezione di menti altrui, allucinazioni, tormenti. In scena, una sorta di torre da cui potersi affacciare come ad una finestra, con la continua percezione della presenza di qualcuno. In scena un uomo e una donna, vestiti con abiti eleganti da gran galà, circondati da diversi bicchieri. Sembra di essere ad un ricevimento, in cui gli ospiti d’onore sono loro. O forse l’ospite d’onore è il tormento, il mostro che li ha invitati a danzare insieme a lui.

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