Deve avere un futuro ed essere perciò riempita di contenuti l’Unione dei comuni “La via del mare”, o è meglio azzerarla a cinque anni dalla sua nascita, considerato che finora non ha prodotto alcun beneficio al territorio e si è rivelata l’ennesimo scatolone vuoto? E’ quello che si sono chiesti i sindaci dei sei comuni che ne fanno parte quali membri di diritto (Amendolara, Francavilla Marittima, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Trebisacce e Villapiana), convocati presso il comune di Roseto dal presidente pro-tempore Franco Durso insieme agli altri 12 rappresentanti degli stessi comuni, per approvarne il Bilancio e per procedere alla surroga dei rappresentanti del comune di Trebisacce dove si è votato circa sei mesi orsono, ma soprattutto per fare il punto sullo stato dell’arte dell’Unione e decidere se andare avanti riconoscendone la validità, o chiuderla e archiviarla come un tentativo fallito di fare sistema e di salvaguardare l’unità territoriale dell’Alto Jonio. Il Bilancio per la verità è stato approvato all’unanimità e senza dibattito, anche perché presenta una contabilità molto semplificata (zero in entrata e zero in uscita), così come all’unanimità sono stati reintegrati i due nuovi rappresentanti del comune di Trebisacce (Katia Caprara e Pino Sposato), ma l’approvazione del Bilancio mai come questa volta è sembrata essere una boccata di ossigeno per allungare la vita ad un paziente gravemente malato che difficilmente potrà ristabilirsi.
Lo hanno fatto ben capire alcuni dei sindaci (almeno due) nel corso dei rispettivi interventi, lanciando messaggi cifrati che hanno in pratica aperto delle gravi crepe nel destino di un’associazione nata tra i comuni del Comprensorio dopo il loro ostracismo dalla Comunità Montana dell’Alto Jonio. La verità è che l’Unione dei Comuni, concepita con tanta enfasi soprattutto per la gestione consortile e meno onerosa dei più importanti servizi comunali (ambiente, polizia municipale…), non è mai decollata perché la mala pianta del campanilismo ha portato alcuni sindaci a non remare nella direzione giusta e soprattutto perché la classe politica della regione Calabria (di destra e di sinistra) ha perpetrato nel tempo il sistema dei finanziamenti a pioggia piuttosto che privilegiare le associazioni dei comuni e gli enti sovra-comunali come le Comunità Montane e le Unioni dei Comuni che in altre parti d’Italia vengono tenute in ben altra considerazione e, attraverso la concessione di risorse mirate, contribuiscono a superare gli egoismi municipali, a salvaguardare l’unità e le tipicità territoriali ed a contribuire alla crescita economica, sociale e anche culturale delle comunità che ne fanno parte.
Per il momento i sindaci ed i consiglieri dell’Unione, considerate anche alcune importanti scadenze, hanno deciso di darsi alcuni giorni di tempo per decidere, ma è difficile immaginare una navigazione tranquilla per una navicella nella quale persino l’equipaggio sembra sfiduciato e poco ottimista.
Pino La Rocca