di Federica Grisolia – #Nonlasciamolesole. Con questo hashtag, è stata lanciata, da Amendolara, l’iniziativa promossa dall’architetto Maria Rita Acciardi, già sindaco del “Paese delle Mandorle” e attuale consigliera di Minoranza per il gruppo Amendolara Domani, a tutela dei diritti delle donne iraniane, tenutasi ieri (domenica 23 ottobre), nella sala consiliare. E di certo non sono state lasciate sole, vista la presenza in sala, le donne iraniane che al grido di «Zan, zendegi, azadi – Donna, vita, libertà» stanno lottando in difesa dei propri diritti calpestati. Il prezzo del dissenso, in Iran, è altissimo. Si paga con l’arresto da parte delle forze governative iraniane o con la vita. Un urlo di libertà che fa eco in tutto il mondo. E’ troppo lunga la lista dei diritti negati in Iran, ma non solo. Tra questi, anche la libertà di decidere come vestire, obbligate ad indossare il velo. L’iniziativa, tenutasi ad Amendolara, è unica poiché vede unite cinquantacinque amministratrici dell’Alto Jonio, che hanno sottoscritto un documento, da inviare all’Ambasciata iraniana a Roma, insieme alle ciocche di capelli tagliate sempre durante la giornata di ieri. Un gesto simbolico che ha coinvolto donne, ma anche uomini, in un grido collettivo contro l’oppressione, a seguito della morte della giovane Mahsa Amini, uccisa perché non portava l’hijab (il velo islamico) nella maniera corretta, secondo le norme della Commissione per la Promozione della Virtù e la repressione del Vizio.
“Il Coordinamento delle Sindache, Consigliere ed Assessore dei Comuni dell’Alto Jonio Cosentino – si legge sul documento – esprime la più ferma condanna per la repressione delle libertà civili delle donne da parte del regime iraniano: una vera e propria violazione dei diritti umani. C’è bisogno di una forte presa di posizione e di azione ad ogni livello, individuale, associativo ed istituzionale, per sostenere la lotta per la libertà e la democrazia che le donne ed il popolo iraniano stanno ancora una volta cercando di conquistare a caro prezzo”. Soddisfatta Maria Rita Acciardi, promotrice dell’evento. «E’ un segno entusiasmante per il futuro la presenza di tante giovani donne. Questa è una piccola ma grande manifestazione di vicinanza alle donne iraniane. Il velo è il simbolo di una imposizione della cultura maschilista e profondamente misogina. Al di là delle parole, questa iniziativa vuole sottolineare l’importanza di riconoscersi in valori fondamentali come donne e come cittadine del mondo, un mondo libero da tante fragilità di cui le donne sono vittime. Questa è una battaglia culturale da combattere insieme agli uomini, uomini intelligenti che diventano compagni di una storia di vita morale e culturale».
E’ intervenuta, poi, Rosanna Mazzia, sindaca di Roseto Capo Spulico, la quale si è soffermata sulla necessità di battersi per tutti i diritti che violano la libertà dell’essere umano e le tante violenze subite dalle donne, anche vicino a noi. «Ci sono, ancora oggi, sentenze per come ci vestiamo, tanti retaggi maschilisti. Il coordinamento può e deve sensibilizzare anche verso altri temi di emergenza sociale, in un territorio difficile che ha bisogno di autodeterminazione». Dello stesso avviso anche Nicoletta Pittelli, vicensindaca di San Lorenzo Bellizzi, la quale ha parlato di una vera e propria resistenza delle donne contro la limitazione delle loro libertà. «Queste donne hanno bisogno di noi, di non sentirsi sole». Da San Lorenzo, forte la testimonianza di una giovane donna afghana.
Infine, il taglio delle ciocche dei capelli. Anche ad Amendolara, una protesta “a colpi di forbice”, portata avanti in tutto il mondo come segno di solidarietà nei confronti delle donne iraniane che stanno lottando per i loro diritti e la loro libertà.