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Rocca Imperiale. La storia di Santa per ricordare le donne vittime di violenza

Rocca Imperiale. La storia di Santa per ricordare le donne vittime di violenza
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di Federica Grisolia – “Dedicato a chi deve sopravvivere”. E, da trentuno anni, stanno sopravvivendo al dolore, i genitori e la sorella di Santa Scorese, uccisa a coltellate da un uomo sconosciuto, dopo averla perseguitata per ben tre anni. A lei, che voleva, invece, vivere, con entusiasmo e la sua grande fede cristiana, è dedicato il docufilm “Santa Subito” di Alessandro Piva, proiettato sabato (26 novembre), presso il Monastero dei Frati Osservanti di Rocca Imperiale, alla presenza degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Federico II”. A dialogare con il regista, il direttore della nostra testata Paese24.it, Vincenzo La Camera. L’incontro, pensato in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, è stato organizzato dall’associazione “La Fucina delle Idee”, presieduta da Tiziana Battafarano.

La famiglia di Santa, considerata la prima vittima di stalking, uccisa a Palo del Colle (Bari) agli inizi degli anni ’90, quando ancora lo stalking non era riconosciuto come reato (la legge arriverà nel 2009, ben 18 anni dopo; mentre nel 2019 arriverà la legge nota come Codice Rosso, a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti ndr), ha aperto le porte di casa, ma soprattutto del proprio cuore, al regista Piva, che ne ha saputo cogliere gli aspetti più intimi, ma con discrezione. Una famiglia normale, il papà poliziotto, sconvolta poi da una notizia terribile. Santa è una ragazza vitale e piena di progetti: è volontaria della Croce Rossa, ha una profonda fede, intrattiene un rapporto speciale e diretto con Dio, con la preghiera; dopo gli studi vorrebbe diventare missionaria. Tiene anche un intenso diario spirituale. Finché nella sua vita entra un giovane squilibrato che la segue ovunque, le manda messaggi minacciosi e arriva ad aggredirla, fino ad ucciderla. Dal 1998, per Santa è aperta la causa di beatificazione ed è, attualmente, Serva di Dio.

Una storia che ha colpito sin da subito il regista, come lui stesso ha raccontato, stimolato dalle domande del giornalista La Camera, ma anche di alcuni studenti, incuriositi e colpiti da questa triste storia, preparati e accompagnati dai docenti dell’Istituto. «Non è più un fatto di cronaca – afferma il regista – ma, dopo tanti anni, siamo arrivati ad un punto in cui i familiari avevano bisogno di sfogarsi. Giorno dopo giorno, prima davanti a un caffè, poi ad un piatto di pomodori al forno, a telecamere prima spente e poi accese, mi hanno aperto il loro cuore. Il rischio – racconta Piva – è quello di violare il dolore. Ma con il tempo e con pazienza si entra in intimità. La figura del padre, poliziotto che non è riuscito a fermare l’assassino nonostante le diverse denunce e la fiducia nella giustizia e nello Stato, colpisce molto in questa storia, così come i suoi occhi sollevati dopo averne parlato ed essersi levato un grande peso. Il cinema – conclude il regista – ha un potere molto forte. Sa ascoltare e restituisce, sempre, qualcosa di bello». Il docufilm è prodotto nel 2019 da Fondazione Apulia Film Commission e Fondazione Con il Sud, attraverso il “Social Film Fund Con il Sud”. L’opera ha partecipato in selezione ufficiale alla XIV Festa del cinema di Roma, vincendo il premio principale della manifestazione, il BNL People’s Choice Award.

Sull’importanza di trattare tematiche come questa a scuola, apparentemente troppo forti per dei ragazzini ma necessarie per formare le coscienze, attraverso il cinema e, dunque, la visione collettiva, si è soffermato il dirigente scolastico del Comprensivo, Giuseppe Dilillo. Ma anche la presidente dell’associazione “La Fucina delle Idee”, Tiziana Battafarano, secondo cui «l’educazione deve partire non solo dalle famiglie ma anche da tutti quei luoghi che formano i cittadini di domani, in primis la scuola».

“Subito” – il “qui ed ora” che deve rendere protagonisti i giovani della propria vita e delle proprie scelte – “speranza” e “contagio” – ciò che ci rende empatici verso gli altri e mai indifferenti, sono le parole chiave emerse durante l’incontro. E di contagio parla anche don Pasquale Zipparri, parroco della chiesa “Visitazione della Beata Vergine Maria”. «Attraverso Santa è come se tutti vivessero nella santità. Certo, è facile cedere al dolore umano, ma il contagio della santità coinvolge tutti. L’altro è un dono da rispettare sempre, non un possesso». Sulla necessità di parlare, quando si è vittime di soprusi e violenza non solo fisica ma anche psicologica, di rivolgersi ai centri antiviolenza (al numero 1522) e di denunciare alle forze dell’ordine, unanime è stato il monito dei sindaci di Canna e Nocara, rispettivamente Paolo Stigliano e Maria Antonietta Pandolfi, ma anche del comandante della Caserma dei Carabinieri, Guido Della Sala. La presidente dell’associazione culturale “L’Istrione” di Amendolara, Filomena Presta, ha parlato invece della «bellezza dell’arte come strumento per superare anche il brutto e creare empatia». A concludere l’incontro, la voce della cantante Stefania Dipierro, sulle note di “Hallelujah”. Una preghiera per tutte le donne che hanno perso la vita per mano assassina. In Italia, 104, solo nel 2022.

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