di Federica Grisolia – Un breviario, un viaggio, un monito a se stesso tra suono, colpa, desiderio e amore. Così definisce la sua prima opera “Sussurri dall’altra sponda”, il giovane poeta Guido Rocco Garibaldi, classe 1995, nato a Marsicovetere (PZ) ma che attualmente vive a Montesano, sulla Marcellana, piccola realtà bucolica della provincia salernitana sul più ampio sfondo del Vallo di Diano, ai confini con la Basilicata, dove sta portando a termine gli studi per conseguire la laurea in Lettere. Già il titolo racconta molto dell’opera, fresca di stampa nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Il suono sibilante – spiega l’autore – richiama alla mente non solo lo scrosciare delle acque in movimento, emblema del panta rei, o alla forza e all’impetuosità del vento che soffia, ma anche al sibilare tipico dei serpenti, che per allegoria io associo a tutta quella categoria di “pensieri intrusivi” che ci accompagnano o ci destabilizzano nello svolgimento della quotidianità. Altro motivo, poi, della scelta di tale titolo sta nel termine “sponda”: trovarsi al di qua o al di là di un certo limite, di una certa soglia, oltrepassata la quale sta il confronto con se stessi, e da questo alla consapevolezza di sé, nel bene e nel male».
Gli elementi stilistici di queste liriche non vanno a inserirsi in un genere ben definito, ma sono la somma di un’eterogeneità di elementi desunti dalle più disparate poetiche, per questo l’autore definisce la sua scrittura come «introspettiva, personale e analitica». Tra le diverse poesie, una si intitola “Monito a me stesso”, ma in riferimento ai suoi lettori Guido Rocco Garibaldi afferma: «Posso dir loro ciò che questo lavoro ha fatto fiorire in me: se si sceglie di abbracciare se stessi totalmente è necessario anche scendere all’inferno e, per giungere a questo, basta lasciarsi andare, anche solo con un foglio e una penna come compagni di viaggio».