Ha fatto molto discutere la proposta del nuovo insediato governo Meloni, riguardante la modifica all’obbligatorietà del POS per i commercianti, che con i cambiamenti in discussione avrebbero potuto rifiutare i pagamenti in contanti inferiori a 60€, senza subire sanzioni. Nonostante la manovra sembra essere stata fermata da un chiaro segnale dall’UE e il monito da parte di Bankitalia, il governo Meloni ha promesso che “troverà un altro modo per eliminare le commissioni”. Al momento, infatti, alcuni commercianti si ritrovano con contratti antiquati, non aggiornati agli attuali utilizzi del POS che, come per il resto d’Europa, stanno lentamente diventando il metodo di pagamento più utilizzato dai clienti. Negli ultimi anni le tecnologie di pagamento elettronico, infatti, hanno subito un’accelerazione improvvisa, capace di cambiare drasticamente le abitudini di tutti, sia da parte di chi effettua i pagamenti, sia di chi li riceve. Questo ha spinto banche e aziende a rivedere gran parte delle offerte proposte, di fatto abbattendo i costi delle commissioni per pagamenti fino a 5 e 10 euro, come ha fatto PagoBancomat dopo un’intesa fra Governo e operatori del settore. (foto copertina by Clay Banks on Unsplash)
Tutti i numeri del POS per i commercianti
La comodità del POS è indubbia, soprattutto per i clienti, al punto da essere al centro di piani governativi legati al rimborsare agli esercenti parte delle commissioni applicate sulle transazioni. La digitalizzazione della moneta è comunque soltanto uno degli ultimi trend di un’Italia e un mondo sempre più virtuali. Se non era bastato l’impulso dello shopping online a cambiare l’economia, con il periodo di lockdown e Covid persino l’Italia, “pecora nera” dell’Europa in quanto a pagamenti elettronici, si è ritrovata a fare un grande balzo in avanti. Solo per il primo semestre 2022 infatti l’utilizzo dei POS è salito del 22%, aiutato dall’introduzione del sistema “contactless”, che ha visto un’impennata di utilizzo del 49%. Eppure quello che sta davvero cambiando le abitudini, soprattutto dei più giovani, sono smartphone e smartwatch, che hanno assistito a una crescita di utilizzo, durante le fasi di pagamento, del 139%. Proprio la conoscenza informatica e l’età sono i punti più critici nell’analisi della situazione, coinvolgendo anche l’effettiva distribuzione dei punti fisici delle banche, ormai presenti su smartphone, PC e dispositivi di vario tipo attraverso l’ “home banking”.
Nonostante questo, alcuni esercenti continuano a soffrire un mondo bancario che non si adegua sufficientemente al cambio di rotta, mantenendo costi sulle transazioni troppo elevati. Mentre i governi e le associazioni lavorano al fine di eliminare o quantomeno diminuire drasticamente queste spese aggiuntive nell’utilizzo del POS, diventa sempre più chiaro che il contante non è privo di costi, né di tasse aggiuntive. Il trasporto, l’assicurazione e l’incidenza dei furti sono fattori che si pagano, come spiega Fabrizio Balassone di Bankitalia. Il problema più ovvio appare quindi la mancanza di potere contrattuale delle piccole attività, mentre le tecnologie si moltiplicano e diffondono a macchia d’olio. Si stima, infatti, che il 70% dei negozi abbia POS dotati di Contactless, snellendo in maniera incredibile le fasi di pagamento per entrambe le parti coinvolte. 7 pagamenti su 10 sono realizzati in modalità Contactless, che ha generato un movimento monetario di ben 79 miliardi di euro, ovvero il 64% delle transazioni digitali. Seguono a netta distanza smartphone e smartwatch, con 6 miliardi di euro totali. Confesercenti interviene chiedendo quindi un abbassamento dei costi della moneta elettronica, dove però sembra sia necessario un vero cambio culturale. Se guardiamo alle realtà online, dopotutto, è ormai consuetudine per gli e-commerce di attuare quasi esclusivamente pagamenti in modalità telematica. Alcune piattaforme come quelle dedicate alle scommesse online non prevedono alcuna altra forma, mentre ormai esistono persino casinò con Apple Pay dove pagare è quasi automatizzato. (foto sopra by Simon Kadula on Unsplash)
Se il pagamento cashless è ancora in fase di crescita
Eppure la situazione finanziaria, così come quella culturale, fanno intuire che il pagamento cashless sia ancora in una fase di crescita, con il salto definitivo ancora da compiere. Le stime parlano infatti di passare dagli attuali 80 miliardi di commissioni bancarie, a 140 miliardi nel 2030, al contempo facendo scendere quelle sulle banconote e il cartaceo. Il costo maggiorato della carta e la fluttuazione del mercato sono comunque tutti fattori che incidono anche sulla produzione di moneta dopotutto. L’Italia però è ancora legata molto all’avere contanti nel portafoglio per pagare, al punto da essere appena 24esima nella classifica delle transazioni digitali con carta. La media delle commissioni bancarie su questi pagamenti è dell’1,5%, mai fisse e variabili in base agli importi. Come abbiamo accennato, però, gli istituti bancari come Nexi, PagoBancomat, Unicredit e Intesa stanno lanciando iniziative al fine di eliminare completamente le commissioni per i cosiddetti “micropagamenti”, fino a 10 euro, o quantomeno togliere completamente i costi quando si attiva un nuovo POS. (foto sopra Photo by Jonas Leupe on Unsplash).
Le tecnologie cashless, nel frattempo, continuano a dominare il mercato online, con la sicurezza sul web ai massimi storici. Grazie alla crittografia SSL a 128 e 256 bit, le autenticazioni a due fattori e le società di intermediazione fra banche e sistemi di pagamento sui singoli siti, coloro che effettuano un acquisto online sono tutelati dai rischi che hanno caratterizzato la finanza virtuale fino ad appena una decina di anni fa. I servizi di “carte virtuali” e altre particolarità messe a disposizione delle banche, infine, sono ormai un’aggiunta stabile in qualsiasi offerta per conti correnti di nuova generazione. L’home banking è indispensabile nella maggior parte degli attuali contratti, richiedendo agli utenti la creazione di un PIN apposito per accedere ai servizi online, così come eventuali altre verifiche. Non possiamo quindi prevedere per certo come evolverà la situazione nel breve termine, ma possiamo sicuramente intuire che il mondo della finanza e del commercio subirà un grosso cambiamento, nonostante le difficoltà sempre presenti dell’abituarsi a nuove tecnologie e nuove abitudini. (guest post)