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A Trebisacce 500 interventi di Chirurgia Ambulatoriale in un anno. C’è speranza per il “Chidichimo”

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di Vincenzo La Camera – Salendo al quinto piano del Presidio Ospedaliero di Trebisacce si giunge al Reparto di Chirurgia Ambulatoriale dove nel 2022, in sordina e senza grande clamore, sono stati eseguiti 511 interventi (tra cui cisti, lipomi, asportazione nei, trattamento arti colpiti dal diabete, etc…): un record per la provincia di Cosenza che rende questo reparto un’oasi nel deserto sanitario dell’Alto Jonio e che fa ben sperare per un potenziamento dell’intero ex ospedale così come sancito dall’ormai ben nota sentenza del Consiglio di Stato. Il Reparto di Chirurgia Ambulatoriale (che ha praticamente triplicato il numero degli interventi rispetto ai 150/160 degli anni precedenti) si presenta adeguato alle esigenze sanitarie che fornisce, con un sala d’aspetto funzionale, vari ambulatori, una sala operatoria dove vengono eseguiti gli interventi da parte dei chirurghi Domenico De Santis e Luigi Sommella, coadiuvati dall’equipe composta dal coordinatore infermieristico Giuseppe Campanella; dagli infermieri professionali Giuseppe Ferraro e Carlo Esposito e dalla operatrice socio-sanitaria Francesca Lista. Proprio loro, guidati dal “capo sala” Campanella, ci hanno accompagnati nella nostra visita in reparto dove si respira aria da vero ospedale. Un reparto che se rafforzato ancor di più potrebbe rappresentare l’anello trainante per il potenziamento dell’intero presidio a cominciare dal Punto di Primo Intervento. Ed è proprio questo rafforzamento del reparto che l’intero staff sanitario operante si sente in dovere di auspicare e quindi di chiedere alle autorità competenti, a cominciare dall’Asp di Cosenza per arrivare alla Regione Calabria guidata dal governatore Occhiuto che non lesina dichiarazioni circa una necessaria e seria strutturazione della sanità in Calabria, a cominciare da quella Medicina del Territorio di cui il Reparto di Chirurgia Ambulatoriale di Trebisacce ne è un valido esempio.

Ad oggi, tanti sono i pazienti che negli ambulatori di questo reparto vengono seguiti quotidianamente nelle cure riabilitative, oltre naturalmente ai tanti interventi chirurgici – non di rado collegati all’utenza del Punto di Primo Intervento e quindi individuati come urgenti – che in qualche modo mitigano la migrazione sanitaria verso la vicina Basilicata. Ed ecco che un potenziamento della Sala Operatoria con il supporto di almeno un medico anestesista potrebbe garantire la possibilità di alzare il livello di prestazione con interventi chirurgici anche più complessi da gestire in modalità “Day Surgery” (interventi di chirurgia con ricoveri di un giorno) così come previsto dalla sentenza del Consiglio di Stato per la riapertura dell’ex ospedale di Trebisacce; e non da meno grazie a questa figura sarebbe possibile effettuare Tac con mezzo di contrasto presso il reparto di Radiologia. Inoltre sono stati già richiesti un colonscopio ed un gastroscopio di ultima generazione, macchinari che garantirebbero un servizio fondamentale a tutto il territorio in tema di prevenzione di malattie importanti. Al tal proposito, Giuseppe Campanella, in qualità di referente sindacale UIL, riferisce che «una equipe sarebbe già pronta ad operare, con i dottori gastroenterologi Michele Middonno e Gaetano Di Maria, entrambi già in servizio presso il Presidio Ospedaliero di Trebisacce, disponibili altresì a garantire l’erogazione di prestazioni ambulatoriali di Endoscopia Digestiva. Così come per la figura di anestesista confermo la disponibilità della dottoressa Rossella Remedi, in servizio presso l’ospedale di Corigliano ma pronta a completare il suo monte ore a Trebisacce e del dottor Giuseppe Fabrizio Ferraro, anch’egli già in servizio al P.O. di Trebisacce». Sicuramente un potenziamento del reparto di Chirurgia Ambulatoriale contribuirebbe a velocizzare anche le liste di attesa. Basti pensare che se un paziente si reca oggi al CUP di Trebisacce per prenotare una ecografia, dovrà attendere sino a fine marzo per poterla eseguire.

Pertanto, le richieste in questione appaiono del tutto lecite, spinte dagli importanti numeri che rendono questo reparto un fiore all’occhiello del sistema sanitario territoriale e dal quale bisogna necessariamente ripartire. Ora tocca alla politica fare la sua parte, aprendo gli occhi sull’Alto Jonio Cosentino che potrebbe diventare a tutti gli effetti, viste le sue caratteristiche geografiche e demografiche (con un alto tasso di anzianità) un laboratorio sperimentale di Medicina del Territorio nell’ottica della nuova sanità che i tempi moderni prevedono. Questa è una partita che la Regione Calabria e il suo governatore Occhiuto non possono perdere.

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