di Federica Grisolia – Quando l’amore smisurato verso una donna regala un senso di compiutezza alla vita e il cuore batte all’unisono con le onde del mare, nasce una nuova opera letteraria, “Lei dal faro”, scritta da Francesco Borgia, e pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” della casa editrice Aletti. A spiegare il senso del titolo è proprio l’autore, classe 1976, che vive a Roma. «Sono sempre stato attratto dai paesaggi marini e da tutto ciò che li contorna. Con il mare ho sempre avuto un rapporto d’amore intenso. Il faro rappresenta per me un elemento di suggestione e fascino, anche per il suo significato di luce che delinea un orientamento, offre un punto di riferimento saldo. Mi piace l’idea della luce che segna una strada, rischiara un cammino, apre un orizzonte del quale inseguire una scia». I suoi versi sono un inno all’amore verso una donna, idealizzata fino a identificarla con la bellezza della Natura. Bellezza che affascina e riscalda l’animo. «Entrambi – spiega il poeta -, amore e natura, originano quelle sensazioni e quei sentimenti di cui nessun uomo e nessuna donna possono evitare l’impatto». Altri temi, invece, li affida alla sua riflessione e ricerca filosofica. Borgia è, infatti, laureato in Filosofia e autore di diverse pubblicazioni di carattere scientifico. La poesia, invece, riveste un ruolo di propulsione verso la bellezza e nell’imprimere una forma che non possa venire erosa dal tempo.
«L’autore – scrive, nella Prefazione, Hafez Haidar, accademico emerito, due volte candidato al Premio Nobel, il più importante traduttore dall’arabo, curatore de “Le Mille e una Notte” – nel suo continuo peregrinare nel mondo delle emozioni, prova passioni che scuotono il suo cuore innamorato e felice, di fronte al sorriso dell’amata che è fresco come il mare e scintillante come lo zampillo di stelle e comete e al cospetto di occhi che addolciscono sponde di sole e custodiscono canti di vento, simili a grandi conchiglie che profumano di fiamma e di sogno. L’amata vive e palpita nel suo cuore, è l’aria che egli respira, il sogno e la meta della sua partenza e del suo arrivo».
I versi rispettano una struttura ben precisa, e il poeta osserva uno schema formale e di ritmo, ponendo molta attenzione al suono delle parole, a volte alla cadenza prodotta dalla successione delle sillabe. «È un gioco musicale, la poesia – spiega Borgia -, fatto anche di silenzi. Cerco sempre di scrivere come se questa musica dovesse essere eseguita. Credo che solo la voce possa dare realmente corpo, e anche anima, alla materia poetica. Nel comporre i miei versi, intendo sempre approssimarmi a questa mia personale idea. Immagino i suoni, le parole come se dovessero essere affidati ad una vocalità in grado di conferire loro vita e di metterli all’opera. Prediligo la forma breve, incisiva, proprio per dar modo al lettore di soffermarsi sul componimento poetico, indugiare, assaporare ciò che è portato a scorgervi e immaginare ciò che volutamente è tenuto in serbo». E quando pensa a ciò che vuole trasmettere al lettore, sono due le parole che l’autore vuole sottolineare: sincerità e passione, due facce di una stessa medaglia. E la gioia per le cose belle. «La vita dovrebbe essere sempre intonata a tinte chiare e festose, nonostante quello che non va e non ci piace».