Il Pollino è stato percorso anche dai viaggiatori stranieri: J.F. Schouw, Rupert Huter, Gilles Bonin e qualche altro. Costoro l’hanno fatto per interessi scientifici sulla geologia, sulla flora (il pino loricato) e sulla fauna. Ma queste montagne sono state indagate anche da illustri italiani: Michele Tenore, Benedetto Vitelli, Nicola Terracciano, Fridiano Cavara, Loreto Grande, Orazio Gavioli, Carlo Lacaita, Adriano Fiori Giancarlo Avena, Franco Bruno e Biagio Longo, che era di Laino Borgo. Però, le descrizioni più affascinanti le ha fatte lo scozzese Norman Douglas (1868-1952) in Old Calabria, pubblicata a Londra nel 1915. In Italia è uscita col titolo di Vecchia Calabria della Giunti (Firenze) e con la bella traduzione di Grazia Lanzillo e Lidia Lax.
Mentre attraversa la grande montagna calabro-lucana, annota le bellezze di Gaudolino, dei Piani bassi e alti, del Piano Iannàce e Petrasasso. E’ il mese di luglio; Douglas si trova proprio alla festa della Madonna di Pollino, ma la definisce “un pic nic in onore della Vergine”. Alla fine, sapendo che una società della Valtellina e un’altra della Germania stanno abbattendo alcuni grossi faggi, l’arguto scozzese ha una pausa di amarezza: “E’ triste pensare che entro pochi anni quasi tutti questi boschi saranno scomparsi; la prossima generazione stenterà a riconoscere i luoghi in cui essi sorgevano. Chi abbia voglia di godere la bellezza di questi paesaggi prima che scompaiano dalla faccia della terra, dovrà affrettarsi”. Speriamo che non ci siano altri tagli e che non abbiamo a ricordarci del monito di Norman Douglas.
Giuseppe Rizzo