di Vincenzo La Camera – Ritorna a Saracena, dopo la forma ridotta dello scorso anno, la festa che fonde identità e tradizione, devozione e senso di comunità, e cioè la ricorrenza del Patrono San Leone. Torneranno i fucarazz (grandi falò), la fiaccolata, i ritrovi negli slarghi e nelle strade, tra i vutant del centro storico e le case tra i cuzzi. Una devozione intima e singolare, di popolo, che rappresenta la comunità intera di Saracena che dopo gli anni di pandemia torna, oggi, domenica 19 febbraio, a celebrare il Santo Patrono San Leone. Una festa unica nel suo genere, che fonde identità e storia, devozione e spiritualità, musica e folklore, cibo e vino, in un mix ammaliante e travolgente che diventa una festa identitaria ed un forte attrattore culturale e antropologico. Solo la pandemia ha fermato questa esperienza di popolo che oggi ritorna nello stile tradizionale e raccoglie Saracena attorno alla chiesa di San Leone vescovo e la dissemina poi nei vari punti della città dove il popolo fa festa insieme ai tanti visitatori, curiosi e appassionati di identità popolare che arrivano da ogni dove per immergersi nel fascino della festa.
«Saracena ritorna a fare festa come si conviene per il santo patrono San Leone. Inutile dire quanto ci sia mancata questa esperienza collettiva che per noi è un pezzo identitario straordinario del nostro essere saracenari. Tornare a celebrarla nella misura in cui siamo abituati da sempre è un motivo doppio di gioia. San Leone ha con il popolo di Saracena – ha commentato il sindaco, Renzo Russo – un legame indissolubile che nei secoli si è consolidato tra fede e ritualità che bisogna venire a vivere in prima persona – ha aggiunto invitando tutti a partecipare – per coglierne la vera e intima essenza».