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Trebisacce. Intervista al nuovo vescovo don Vincenzo Calvosa

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Abbiamo intervistato il neo vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania (Sa), monsignor Vincenzo Calvosa, all’indomani della sua nomina ufficiale avvenuta mercoledì 5 aprile tramite lettura del messaggio del nunzio apostolico, Emil Paul Tscherrig, da parte del vescovo di Cassano allo Ionio, don Francesco Savino (foto copertina) in cattedrale. Don Vincenzo Calvosa, 59 anni, originario di Laino Borgo, è attualmente parroco della chiesa “Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria” in Trebisacce, dove la notizia è stata accolta con un mix di emozioni, tra gioia, sorpresa ed anche un pizzico di comprensibile dispiacere per dover salutare il proprio parroco dopo nove anni intensi. Nella sua lettera di saluto alla Diocesi di Cassano allo Ionio, monsignor Calvosa ha ricordato, tra le altre cose, i sentimenti di affetto e stima che lo legano al vescovo Savino. E l’amicizia e riconoscenza nei confronti del vicario don Francesco Di Chiara (con lui nella foto in basso). «La sua venuta a Laino, per me giovane diciottenne, ha segnato una svolta nel mio itinerario cristiano».

Intervista a cura del direttore, Vincenzo La Camera

Monsignore, si aspettava questa nomina? Onestamente no, sono rimasto concentrato sempre sul mio ruolo di parroco. Se qualche volta mi sono soffermato a riflettere su qualche cambiamento che avrebbe potuto riguardarmi, pensavo ad una nuova parrocchia che mi sarebbe toccata in dono, visti i nove anni nella mia chiesa attuale.

Un sacerdote diventa vescovo in maniera così diretta? L’interessato non viene coinvolto da un percorso spirituale, di discernimento? Diciamo che un percorso è previsto, come è giusto che sia. La Santa Sede individua il possibile candidato ed avvia una sorta di indagine conoscitiva. Se questa porta a risultati positivi ecco che viene contattato il diretto interessato.

Per lei, quando è arrivata la fatidica telefonata? Sono stato contattato il 28 marzo dalla Nunziatura Apostolica. Già dal numero di telefono ho cominciato a sospettare qualcosa. Questo genere di telefonate non arrivano spesso.

La settimana dal 28 marzo al 5 aprile, giorno della nomina ufficiale nella Cattedrale di Cassano, immaginiamo sia stata alquanto complessa dal punto di vista personale. Si, sono stati giorni molto intensi per me. Ho cercato di non far trapelare nulla nel rispetto del segreto pontificio e questo mi ha portato a vivere intensamente, ma da solo con me stesso, quello che era capitato, la nuova missione a cui il Signore mi chiamava. Ho potuto confidarmi soltanto con la mia famiglia. Diciamo che al giorno della nomina sono arrivato un po’ affaticato emotivamente e fisicamente. Ma adesso sto decisamente meglio.

Perché proprio lei? Se lo chiede? I doni di Dio sono inaspettati. Da quando ho iniziato il mio percorso che mi ha condotto al sacerdozio mi sono sentito sempre un privilegiato, nell’accezione più umile del termine. Un privilegiato perché Dio mi ha dato la forza di accettare sempre tutte le sue scelte che mi hanno riguardato per rimettere tutto alla sua volontà. La mia fede, la mia fragilità, i miei limiti, vivo tutto come un dono del Signore.

Cosa succede ora, dopo la Santa Pasqua? Qual è l’iter che la condurrà all’ingresso nella Diocesi di Vallo della Lucania? Verrà sicuramente creato a breve un comitato organizzativo diocesano a Cassano che, in collaborazione con la diocesi di Vallo della Lucania, si occuperanno di predisporre le due cerimonie e cioè quella di ordinazione a Cassano e quella di ingresso nella diocesi che mi accoglierà. Penso che tutto potrebbe svolgersi nel mese di giugno.

Cosa metterebbe don Vincenzo nella sua valigia dei ricordi prima di partire per il Cilento? Sicuramente i tanti contatti umani, le tante persone incontrate, il mio continuo desiderio di mettermi al servizio degli uomini e delle donne per amore della Chiesa. Le esperienze negli uffici diocesani mi hanno permesso di crescere. La mia prima esperienza da parroco nel paesino di Nocara mi ha regalato quella gioia della condivisione, dei rapporti umani, della disponibilità verso gli altri: doni che mi accompagnano sempre.

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