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Il diario del Pollino. Le greggi e il bestiame scendono in marina. Il rito della transumanza

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In questa ultima escursione di fine ottobre  abbiamo ripercorso un’altra volta, il sentiero che inizia dal santuario della Madonna di Pollino. Tirava un po’ di vento e abbiamo sentito alcuni lenti rintocchi di campana: ciò che stiamo per dire ha poco a che fare con la Madonna, ma c’è una vecchia canzone popolare d’amore che dice: “quanni esci tu,  i campàne d’a chièsia sonàne sule” ( . . . quando tu esci di casa, bella mia, anche le campane della chiesa ti fanno festa e suonano da sole). Questa era la campanella della chiesa del Pollino, dove il vento soffia pure forte.

Abbiamo attraversato il sentiero pietroso dei madonnari, ma qui ci passavano anche i briganti del Pollino. Siamo nel tardo mattino ma al fosso Iannàce è quasi buio: i faggi stanno perdendo le foglie, eppure impediscono il passaggio dei raggi del sole. Non si odono più i grossi campanacci delle mucche di Morano e della Piana di Sibari e di Lauropoli: la transumanza è stata anticipata, perché è già caduta la prima neve; vediamo che il grosso prugno selvatico è gelato e imbiancato.

Dopo dieci minuti di salita, giungiamo a Piano Iannàce, si vedono i pini loricati di Serra di crispo e la vetta del Pollino. Pure questa volta vogliamo assaggiare l’acqua della fontana Pitta cùrcia, ma dobbiamo  raggiungere anche la Grande porta. Diamo uno sguardo verso il Casino Toscano, scattiamo una foto sul più bello esemplare di pino loricato e scendiamo verso i Piani bassi.

Ci ricordiamo che negli anni ’60, qui arrivarono da Torino, l’ing. De Matteis e lo speleologo Di Maio e fecero delle bellissime fotografie in bianco e nero, gentilmente fatte visionare da Nino Larocca. In una di queste foto riconosciamo alcuni pastorelli di Albidona che accudivano al bestiame (nella foto a destra), da fine maggio a novembre: sempre lontani dalla famiglia. Nel Pollino, oltre alla storia dei briganti, bisogna fare anche quella dei pastori: la transumanza veniva praticata anche al  tempo dei Romani, i conquistatori dei Bruzi ribelli. (Le foto originali e di repertorio storico sono dell’autore dell’articolo)

Giuseppe Rizzo

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