Abbiamo attraversato il sentiero pietroso dei madonnari, ma qui ci passavano anche i briganti del Pollino. Siamo nel tardo mattino ma al fosso Iannàce è quasi buio: i faggi stanno perdendo le foglie, eppure impediscono il passaggio dei raggi del sole. Non si odono più i grossi campanacci delle mucche di Morano e della Piana di Sibari e di Lauropoli: la transumanza è stata anticipata, perché è già caduta la prima neve; vediamo che il grosso prugno selvatico è gelato e imbiancato.
Ci ricordiamo che negli anni ’60, qui arrivarono da Torino, l’ing. De Matteis e lo speleologo Di Maio e fecero delle bellissime fotografie in bianco e nero, gentilmente fatte visionare da Nino Larocca. In una di queste foto riconosciamo alcuni pastorelli di Albidona che accudivano al bestiame (nella foto a destra), da fine maggio a novembre: sempre lontani dalla famiglia. Nel Pollino, oltre alla storia dei briganti, bisogna fare anche quella dei pastori: la transumanza veniva praticata anche al tempo dei Romani, i conquistatori dei Bruzi ribelli. (Le foto originali e di repertorio storico sono dell’autore dell’articolo)
Giuseppe Rizzo