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Oriolo. Il “Cappero” di Rocco Abate tra i finalisti del premio “Bancarella della Cucina”

Cammino Basiliano

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di Vincenzo Diego – Un singolare libro – e originalissimo per il suo impianto -, “Menu. Storie da gustare”, di AA.VV., ideato e curato da Maddalena Castegnaro Guidorizzi e Teo De Palma (per Les Flaneurs Edizioni di Alessio Rega), è tra i finalisti del premio “Bancarella della Cucina”, nato nel 2006 in Toscana dove viene riconosciuto il miglior manuale di argomento gastronomico. In questo prezioso volume un folto gruppo di scrittori/scrittrici mette in scena l’infinita ricchezza simbolica del cibo e dei suoi riti. Piatti poveri, estrosi, surreali, esotici e raffinati si avvicendano davanti ai nostri occhi, declinati nei più vari generi letterari: il racconto autobiografico, fantasy, fantascientifico, thriller, storico, contemporaneo, la poesia e il puro divertissement, integrati dalle visioni complementari e sensibili di artisti/artiste. Il risultato di questa fertile e gioiosa cooperazione sul filo della memoria e della fantasia è un caleidoscopio di umori e amori, sentimenti e interpretazioni, che in punta di ironia o sfiorando la commozione celebrano la centralità del cibo all’interno delle nostre vite, finalmente e serenamente affratellate nelle culture, nelle etnie e nelle geografie. Il dato incuriosisce, poiché tra gli autori, donne e uomini, c’è Rocco Abate, di origini calabresi (di Oriolo), che fin qui ci era noto come musicista, compositore, mentre ora a sorpresa, lo ritroviamo nella inconsueta veste di narratore. Abate è unanimemente considerato tra i più autorevoli e prolifici autori di musica contemporanea, con all’attivo molte rappresentazioni delle sue opere, in contesti internazionali. Tante sono state anche le collaborazioni con orchestre: dalla Scala alla Sinfonica della RAI, dall’Angelicum all’orchestra della Radio Svizzera di Lugano e altre, mentre come docente di Conservatorio ha concluso, di recente, la sua attività presso il Giuseppe Verdi di Milano, due volte membro del Consiglio Accademico, sotto la presidenza di Francesco Saverio Borrelli.

Ora, grazie alla felice intuizione progettuale dei curatori – che a ciascuno degli autori, oltre all’illustrazione, hanno chiesto un racconto, ciascuno, su qualsivoglia elemento che attenga alla cucina -, Abate si cimenta con un apparentemente insignificante ingrediente, definendolo, per contro: Sua Maestà il “Cappero”. Conoscendo le sue testimonianze in ambito politico e sociale, pensiamo che in quel piccolo organismo, voglia racchiudere una metafora/viatico, facendolo assurgere a soggetto filosofico.  Così, Abate ha insaporito le sue giornate regalandoci un poemetto ricercato, fine, inserito nel libro che è riuscito tra tanti a conquistarsi una finale che dà più sapore agli ultimi giorni d’estate. È stata una dura lotta, come quella del Cappero, che a guardarlo sembra perso, tra rovi, pietre, guardrail e calura.  Ma la natura, come l’arte, alla fine dà al cappero, pardon, all’uomo ciò che promette, specialmente quando tutto sembra in salita e “le labbra salate, di sudore e di mare, assottigliano il respiro per fermare il calore alle porte del corpo, con le nari pavide e frementi, e anche gli occhi a fessura per non s’accecare si stringono, tutto è fermo come un gheppio librato che mira la preda sul terreno arso”. “Così, sull’ampia radura – scrive il Maestro – si scorgono strisce radenti, ondulate, d’intenso verde bottiglia, disseminate qua e là”. Cespugli, macchie di verde che “Sembrano panni stesi o cuscini posati con grazia a ingentilire montarozzi di detriti”. Una pianta che da sempre sfida gli elementi, e grazie alla penna di Rocco Abate diventa monumento alla resistenza, bocciolo pregiato non solo per i palati. “Strapazzata dai venti, canta – rapito, Abate – una musa trafitta dal sole, tempestata da piogge torrenziali e grandine, assetata ma non vinta dalla siccità. Anarco/individualista nel suo vegetare, in cucina, invece, di vocazione socialcomunista, perché è l’“anima della compagnia”.

Si riaprono gli occhi, si riprende fiato, e spontaneo esce un Capperi, però!!! Anche perché, a pensarci bene, entrare nella sestina, non è stato facile, visti i finalisti. Nomi di assoluto valore, come Oscar Farinetti con “E’ nata prima la gallina…forse” (Slowfood), Flavio Pedrotti Moser con “Eros e cucina” (Reverdito), Pietro Catzola con “Il cuoco dei Presidenti” (Solferino), Massimiliano Scotti e “Il gelato tutto l’anno” (Mondadori), Maria Teresa di Marco con “La Boqueria e i mercati di Barcellona” (Guido Tommasi Editore). Sono questi i finalisti del premio Bancarella della Cucina 2023. Il prestigioso premio quest’anno taglia il traguardo della XVIII edizione. Domenica 22 ottobre alle 16,30 al Palazzo Dosi-Magnavacca di Pontremoli, il notaio del premio, spoglierà le schede dei grandi elettori ed esperti del panorama gastronomico nazionale. Si decreterà così il vincitore assoluto al quale verrà consegnato il “San Giovanni di Dio”protettore dei librai, importante scultura di Umberto Piombino.

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