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“Il mio dolce pensare”… Nei versi di Moiradea l’amore salverà il mondo

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di Federica Grisolia – E’ il lato positivo delle cose, anche nei momenti più bui, quello che vuole trasmettere l’autrice Tiziana De Angelis, con la sua opera “Il mio dolce pensare…”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. E, da qui, nasce proprio l’idea del titolo. «Pensare sempre dolce, per rinascere nei momenti negativi che la vita ci riserva». Tiziana De Angelis, in arte Moiradea, è nata a Teramo dove risiede. Pittrice, poetessa e scrittrice, ha conseguito premi e riconoscimenti in diverse località d’Italia. I suoi versi e i suoi dipinti cantano l’amore tra sogno e realtà ma anche i dolori che la vita riserva. E cantano l’amore per un paese, che mitiga i dispiaceri e il senso di solitudine che pervade l’esistenza. «Non c’è misura per amare il proprio paese ed io che lo amo lo porto nelle vene ovunque vada. Amarlo, certo, è un modo per non sentirsi mai soli e, quando ci si allontana, più è lungo il tempo che ci divide, più è grande il ritrovarsi, il riscoprirsi: io e il paese, l’uno appartenente all’altro».

Nelle liriche, fantasia e realtà s’intrecciano in un mix di vissuto esistenziale e sogni, marcato, ancor di più, dalle rime baciate, che creano un legame tra dimensione spirituale e materiale. «L’uomo – scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, autore, poeta e critico letterario, figlio del Premio Nobel per la Letteratura, Salvatore Quasimodo – aspira al trascendente e nel contempo ha esigenze concrete; desidera la serenità, ma non sempre la sperimenta. Pensiamo a tante realtà che destano inquietudine. Sovente la persona cara, dopo aver dimostrato affetto, si allontana, si estranea: “Ho viaggiato nei meandri/ delle tue emozioni/ nelle pieghe/ delle tue follie/ negli anfratti/ delle tue insicurezze…/ Ho viaggiato ovunque/camminando anche/ sui tuoi pensieri/ mentre tu eri altrove.” L’utilizzo dell’anafora (Ho viaggiato – Ho viaggiato) dimostra l’impegno personale nell’instaurare un rapporto sincero e profondo. I vocaboli meandri, pieghe, follie, anfratti rivelano la ricerca continua di conoscere l’universo segreto del partner che, invece, è indifferente, ignaro del concetto di reciprocità. In altre poesie l’altro rimane fermo; non va oltre una pura superficialità».

Destino o libero arbitrio. Possiamo essere artefici della nostra vita o questa relazione di causa-effetto determinerà sempre le nostre azioni? E’ questa, una domanda esistenziale che emerge nei versi della poetessa. «Credo fermamente nel destino, ciò che ci accade si può modificare ma non cambiare, perché se è vero che abbiamo sempre un’altra strada per scegliere, è anche vero che la forza del destino ti farà intraprendere quella già assegnata. Quindi, saremo sempre mancati artefici della nostra vita con azioni determinate dallo stesso destino». Un ruolo importante assume, così, l’arte e, in particolare, la scrittura, nella possibilità di scegliere ed essere liberi. «E’ un liberarsi di fantasmi – afferma Moiradea – che ci tengono prigionieri. Grazie alla scrittura ci si può sentire primavera anche a dicembre». Nei versi, l’autrice racconta anche la donna, sé stessa, quelle creature nate senza far tanto rumore, come si legge nella poesia “8 marzo”.  “Siamo tutte tinte di rosso. Per ogni donna uccisa/ una goccia del suo sangue/ ci rimbalza addosso/ ci si appiccica sulla pelle/ e non va più via. “Auguri e figli maschi” si diceva ma poi/ nascevamo noi senza far tanto rumore/ e insegnavamo il coraggio/ quello delle idee”.

E questo coraggio, questa positività, questa forza di rialzarsi, sebbene la vita, a volte, sia un percorso ad ostacoli, è ciò che l’autrice Moiradea vuole imprimere nelle sue poesie. «Al lettore voglio trasmettere il coraggio di rinascita anche dopo momenti bui. Mai lasciarsi andare, mai mollare, mai cambiare, e pensare sempre dolce per rinascere, rimanendo col cuore pieno d’amore. Perché, per me, non è la bellezza che salverà il mondo, ma l’amore, solo l’amore».

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