“Logica ed etica nel sistema linguistico: sociale e giuridico”. Una dittatura economica che frena la crescita individuale e collettiva
di Federica Grisolia – Riunire in un’unica visione la logica e l’etica in cui si riflette l’essere umano, una riunione necessaria nel superare la distinzione tra la logica scientifica e l’etica filosofico-sociologica che si è venuta a creare con la rivoluzione scientifica già nel ‘600 e si è ancor più accentuata nell’800 con la successiva rivoluzione industriale. E’ l’analisi effettuata nell’opera “Logica ed etica nel sistema linguistico: sociale e giuridico”, scritta dall’autore genovese Sergio Sabetta, ormai veterano nelle pubblicazioni firmate Aletti editore, che rientra nella collana “I Diamanti della Saggistica”. «L’interesse per l’evoluzione storica nel ‘900, con i suoi drammi ma anche rinascite, e i suoi riflessi nel volgere del nuovo millennio, con il passare dall’euforia della fine della guerra fredda degli anni Novanta al disorientamento dei decenni successivi al 2000, mi ha spinto ad una serie di letture e riflessioni sulla scrittura e il sistema linguistico che ne sono specchio».
Lo studio riguarda i tre aspetti fondamentali dell’essere umano, la logica, l’etica e l’estetica, in rapporto sia all’agire sociale che alla necessità della sua formazione. La fine della guerra fredda all’inizio degli anni ‘90 del Novecento sembrò creare la “fine della storia”, ossia un vuoto nella dialettica politica con il trionfo di una sola ideologia, quella economico-liberale e più precisamente neo-liberista, un vuoto riempito dal prevalere dell’aspetto finanziario sorretto dal principio edonisti. «L’estetica – spiega il professor Sabetta, Magistrato Onorario, funzionario presso la Corte dei Conti e docente universitario – non è che un risultato delle precedenti rivoluzioni con l’istinto alla simmetria propria dell’uomo, ossia delle possibilità e delle tensioni sia sociali che individuali indotte dalla tecnica sulle relazioni e sul sentire del singolo. La tecnica scientifica ha fatto sì che si creasse un tecnicismo giuridico il quale, nella necessità di regolare le dinamiche economiche e sociali innescate, è diventato talvolta auto-referente staccandosi in un’astratta visione della società e delle sue dinamiche reali, venendo a riprodurre in tal modo la distonia tra la logica e l’etica».
Il risultato di tale analisi è la difficoltà di gestire cambiamenti, di per sé rapidi, e i conseguenti conflitti che ne derivano. Nel processo di crescita individuale e collettivo, il linguaggio rappresenta l’espressione delle capacità umane di pensiero e relazione che ha accompagnato l’umanità nella sua evoluzione. «Attualmente – afferma l’autore – vi è un cortocircuito con un impoverimento linguistico riflesso di una perdita di capacità critica dovuta all’uso distorto della tecnica. Se sia voluto o casuale è da discutersi, ma il prevalere assoluto dell’aspetto economico quale unico termine di paragone nel riconoscimento sociale ne è stato senz’altro una causa prevalente».
In riferimento alla perdita della capacità critica e di analisi, il professor Sabetta parla di «una dittatura economica ed etica “dolce”, che viene facilitata, fondata sull’induzione, il convincimento verso forme nuove e di consumo bulimico in cui l’essere diventa solo uno strumento, quello che nel ‘900 avveniva prevalentemente in termini repressivi». «Questo, tuttavia, – aggiunge l’autore – non rende felice o più semplicemente appagati, ma crea un vuoto, una infelicità che diventa ansia, disorientamento da superarsi con un iperattivismo e gesti estremi nel tentativo di auto realizzarsi, il tutto consono al consumo e al controllo “morbido”». Il lettore viene, così, accompagnato in una riflessione che si manifesta in diverse forme, attraverso gli strumenti della conoscenza del professor Sabetta, sia nelle varie discipline umanistiche che scientifiche, al fine di fornire una base solida del discorso.