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“La farfalla gialla”. Tra sogno e realtà: volare con la poesia verso l’infinito

“La farfalla gialla”. Tra sogno e realtà: volare con la poesia verso l’infinito
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di Federica Grisolia – Felicità, speranza, positività, ottimismo, energia… tutto ciò che può essere definito “liberazione”. Volano come una “Farfalla gialla” i versi di Antonietta Natalizio, nata a Nola, ma che vive a Vinovo (Torino), scrittrice, poetessa, psicologa clinica e di comunità. «Un altro simbolismo della farfalla si basa sulla metamorfosi: la crisalide è l’uomo che contiene la potenzialità dell’essere; la farfalla che ne esce è simbolo di rinascita. La bellezza della farfalla come il destino dell’uomo è manifestarsi nella sua potenza, in tutto il suo splendore e in tutto ciò che siamo. Quindi, siamo chiamati a realizzarlo in piena responsabilità».  L’opera “La farfalla gialla” è pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore; qui i versi, brevi e ben scanditi, sono una finestra sul mondo personale dell’autrice; un mondo che nessun’altra forma d’arte saprebbe rappresentare. «L’unico mezzo per invertire il “decadentismo” culturale del tempo – racconta Antonietta Natalizio -. La realtà incide fortemente nei miei scritti. L’arte si identifica con l’esistenza stessa, per cui quando si incontra il bello, il buono, la spinta a descrivere quello che si prova e trasferirlo su di un foglio bianco diventa una priorità. Allo stesso modo, quando mi trovo ad assistere a delle incongruenze totalmente visibili e crudeli, mettere nero su bianco diventa un dovere morale. La bellezza come opposizione ai canoni di potere».

A firmare la Prefazione della silloge è Alessandro Quasimodo, poeta, autore e critico letterario, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo. «La Natalizio, pur citando tanti aspetti negativi che incontriamo nel nostro cammino, non perde la fiducia in un mondo migliore. Cita il quadrifoglio, emblema della poesia. Si stabilisce una relazione tra la descrizione e i riflessi arcani dell’animo. Poesia è il miracolo della rinascita periodica di piante e fiori dopo le cupe ombre dell’inverno. Anche le persone ci sorprendono». Ai versi si alternano “pensieri sparsi”, che possiamo definire, metaforicamente, come il volo di una farfalla che arriva dritto al cuore dei lettori. Pensieri liberi, incondizionati, spontanei. La poesia di Antonietta Natalizio è caratterizzata da versi liberi, che non disdegnano di fare talvolta rima tra di loro, con l’utilizzo della metafora, per rappresentare la realtà spirituale dell’individuo. «Dipingo con le parole – afferma l’autrice -, come se fossero colori della tavolozza di un pittore, le impressioni, le speranze, i dolori, le finalità, nobili e ignobili, dell’uomo».

Realtà e fantasia si intrecciano nella commistione tra una dimensione oggettiva e una immaginaria; strumenti che diventano gli elementi rielaborativi di una dimensione realistica sottesa. «Tutto questo – spiega la poetessa – è legato ad una capacità trasformativa. La reciprocità osmotica tra uomo e natura è fonte di ispirazione senza remore per la mia passione per il paesaggio. L’intelligenza acustica della natura mi attrae. Luogo sacro e magico. Stimolo per le facoltà spirituali, intellettive e fisiche, che conduce all’unità del processo di creatività. Punto focale per un perfetto intreccio tra il sogno e la realtà».

Antonietta Natalizio, psicologa clinica e di comunità, organizza iniziative e gruppi di incontro sulla funzione terapeutica della poesia presso l’UNITRE di Vinovo (Università delle Tre Età). La poetico-terapia guida l’individuo ad una maggiore introspezione-condivisione-commozione: è un processo trasformativo interiore. La poesia ha la grande capacità, dunque, di curare l’anima, di diventare “Arte Benefica”, cioè balsamo e argine al male di vivere. Per chi la vive e medita nella propria intimità, si trasforma in pillola per l’anima. Ed è proprio questo che l’autrice vuole trasmettere a chi legge la sua nuova opera. «L’uomo è cercatore d’infinito, che ne sia consapevole o meno, ed il poeta è un ambasciatore di questa passione. L’infinito non è una dimensione della poesia, ma la sua meta. Ogni poeta cerca l’infinito».

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