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Oriolo. Quella Bandiera Arancione che divide. «Da Milano una mistificazione della realtà»

Oriolo. Quella Bandiera Arancione che divide. «Da Milano una mistificazione della realtà»
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di Vincenzo La Camera – «Da Milano solo mistificazione della realtà. Si racconta di un centro storico virtuale ma che di fatto è mortifcato da anni». E’ il commento dell’ex vice sindaco con delega alla Cultura, Vincenzo Diego, dopo la riconferma della Bandiera Arancione per il Comune di Oriolo alla BIT di Milano con la partecipazione dell’attuale sindaco Simona Colotta. Lo stesso Diego ricorda come il prestigioso vessillo è stato ottenuto nel 2016 dall’Amministrazione Comunale guidata da Giorgio Bonamassa (Diego era vice sindaco) «grazie all’impegno, alla passione e ai sacrifici di amministratori, impiegati, cittadini, collaboratori, funzionari, Lsu-Lpu che hanno creduto nel progetto, necessario soprattutto per conservare l’identità dei luoghi, riempirli di contenuti per dare un’anima al centro storico».

Sicuramente le amministrazioni comunali si fondano su una certa continuità, riconosciuta o meno. Ma ciò che l’ex vice sindaco non ammette è la mancanza di chiarezza e di onestà intellettuale da parte della sindaca Colotta nei confronti della comunità di Oriolo «mortificata di fronte a continue azioni tese a garantirsi meriti che invece appartengono ad altri». Diego lamenta un castello caduto nell’oblìo, un centro storico «fruibile solo per le telecamere», con tutti i percorsi culturali e multimediali avviati dall’Amministrazione Bonamassa «ormai disinnescati da mancanza di idee e di progettualità, sostituiti dalla spasmodica ricerca di inutili passerelle». Vincenzo Diego invita il sindaco Simona Colotta alla trasparenza e alla chiarezza sul reale percorso della Bandiera Arancione e dei Borghi più Belli d’Italia. «Sono disponibile anche ad un confronto davanti ai cittadini per ristabilire la verità delle cose. Non è possibile cancellare l’impegno dell’Amministrazione Bonamassa a colpi di post sui social network e di passerelle davanti alle telecamere».

 

 

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